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Berlusconi avverte Monti: "Se ti candidi, dici addio al Colle"

Berlusconi si scaglia contro il "centrino di Casini" e i "partitini per il Prof": "Faranno vincere la sinistra". Sulle riforme costituzionali: "I tecnici non le hanno volute"

Silvio Berlusconi a Porta a Porta
Silvio Berlusconi a Porta a Porta

Silvio Berlusconi era pronto al passo indietro per consentire a Mario Monti di guidare la sua coalizione, ma il Prof "non ha ritenuto nemmeno di farmi una telefonata". Per questo il Cavaliere sarà in prima linea: "Mi vedo costretto ad essere ancora io il federatore dei moderati", dice al Gr Parlamento, aggiungendo che fin dal 1948 "i moderati sono la maggioranza, ma se qualcuno interviene e li divide comporta la vittoria della sinistra". La dimostrazione? Il "centrino con Casini che sta avendo meno voti della Destra di Storace e questi partitini per Monti", che agevolano il lavoro a Bersani & Co. Gli stessi che "non tengono vergogna" e lo accusano di essere sempre in tv: "La sinistra ha monopolizzato nei mesi passati con le primarie mentre io dopo le mie dimissioni non ho dato una sola intervista ai giornali italiani o in tv. Ho un credito enorme, in questa settimama credo di aver accumulato 3 ore di presenza. Questi signori sono quelli di sempre, tutto si basa sulla disinformazione e falsità".

Il Cavaliere, a Radio Montecarlo, ha poi immaginato gli scenari futuri nel caso domenica il Prof annunciasse la sua candidatura. In questo caso Monti si chiuderebbe la strada verso il Colle: "Al Quirinale deve essere eletto qualcuno che possa garantire a tutte le parti in causa un’assoluta equanimità". Del resto per Berlusconi il premier "non dovrebbe aver interesse a diventare un piccolo protagonista della politica italiana, un capo, un capetto di tanti partitini abbandonando il ruolo di deus ex machina come guida di un governo tecnico. C’era la possibilità per lui di tenere insieme tutti i moderati. Ma ora se non vorrà unire i voti dei movimenti che fanno riferimento a lui a quelli del Pdl i nostri destini sono destinati a dividersi".

L'ex premier da inoltre in parte ragione a Giorgio Napolitano: "C’era la possibilità con il governo dei tecnici di avere la maggioranza in Parlamento per approvare quelle riforme costituzionali necessarie per rendere l’Italia governabile. Quelle riforme che invece il governo dei tecnici non ha ritenuto riproporre". E tra queste riforme c'è anche quella della legge elettorale. Per Berlusconi il porcellum "può essere imperfetto, non mi sembra una grande perdita".

Anche sulla crisi, il Cavaliere ribadisce la sua posizione, ricordando che lo spread "è assolutamente indipendente dai governi, ma dipende da altri fattori". Piuttosto sono stati i tecnici ad "accucciarsi di fronte alle richieste della Ue, soprattutto dell’Unione Europea tedesca e del nord Europa, che portano soltanto alla recessione.

Non è solo un mio giudizio, ma anche di premi Nobel".

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