È andata nell'unico modo in cui poteva andare. Con gli ex An a forzare la mano - e ipotizzare un'uscita «morbida» e «da amici» dal Pdl - e Silvio Berlusconi a dargli la sola risposta possibile: «Prendere decisioni di questo genere senza prima sapere quale sarà la legge elettorale sarebbe da pazzi». Alla fine, insomma, la riunione serale a Palazzo Grazioli tra il Cavaliere, Angelino Alfano, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri si chiude con un rinvio di fatto e con un invito dell'ex premier al «cessate il fuoco». Perché, ragionava in privato ieri pomeriggio Berlusconi, è «folle» alimentare queste polemiche con tutto quello che sta accadendo in queste ore alla giunta di Renata Polverini. Insomma, ci sono «problemi ben più seri», di cui peraltro l'ex premier si deve occupare durante tutta la giornata tra telefonate e riunioni.
Un appello, quello ad abbassare i toni, che sembra avere effetto nonostante la tensione resti comunque alta. Con il Cavaliere che tranquillizza La Russa e Gasparri, assicurandogli di essere intervenuto chiamando «personalmente» sia Giancarlo Galan sia Nunzia De Girolamo per chiedergli di non alimentare più polemiche. Il problema, però, è che sotto i tanti botta e risposta di questi giorni si nasconde quello che è il vero nodo della questione: il Pdl (o come si chiamerà il partito di via dell'Umiltà fra qualche mese) è infatti destinato a ridurre i suoi seggi e dunque anche quelli in quota agli ex An saranno rivisti al ribasso. Con la certezza che i vari colonnelli del Nord (tra cui La Russa) siano costretti a lasciare a casa molti dei loro. Di qui l'insofferenza e gli affondi, di qui le minacce di una «scissione morbida» che però può avere un senso solo sapendo con certezza quale sarà la legge elettorale. E quindi certamente non adesso.
Come ragionava Berlusconi ieri, infatti, dovesse passare la riforma con il premio di maggioranza al partito non avrebbe alcun senso dividersi mentre potrebbe essere persino consigliabile farlo nel caso resti l'attuale Porcellum. A quel punto le due componenti potrebbe andare in coalizione insieme ma pescando ognuna nel suo elettorato. Insomma, il punto è capire «quale è la formula migliore per prendere più voti» e «adesso è ancora troppo presto per dirlo». Un argomento di cui si parlerà al più presto in una riunione allargata a Palazzo Grazioli che dovrebbe essere convocata per l'inizio della prossima settimana.
Difficilmente, infatti, le acque potranno rimanere calme troppo a lungo. La guerra per le liste elettorali per le prossime politiche è infatti iniziata. Soprattutto in Lombardia (dove l'agitazione è tanta) ma anche nel Lazio, al punto che sono in molti a pensare che sia proprio questa la ragione principale del braccio di ferro tra le diverse correnti del Pdl laziale. Tanto che tra chi ieri ipotizzava un passo indietro della Polverini c'è anche chi pensava ai posti che si libererebbero in Regione e che potrebbero far comodo ai tanti destinati a restar fuori dal Parlamento. Nonostante l'intervento di Berlusconi, insomma, il braccio di ferro è destinato a continuare.
Già, perché anche se lasciando Palazzo Grazioli La Russa smentisce seccamente qualunque ipotesi di scissione («non è mai stata presa in considerazione») e spiega che nell'incontro si è solo avviata «una riflessione su come tornare a vincere» la situazione è decisamente diversa. Basti pensare che senza alcun problema più di un ex An ieri in Transatlantico usava toni ultimativi nei confronti del Cavaliere e minacciava apertamente l'addio al Pdl. «Solo un modo per alzare la posta in vista delle liste elettorali», spiega un ex ministro del Pdl di estrazione ex Forza Italia. È per questa ragione, aggiunge, che «non dobbiamo dare a La Russa e ai suoi compagni alcun pretesto polemico», perché non faranno altro che «continuare ad approfittarne per rilanciare sempre più in alto».
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