Roma - Solo due parole: golpe tecnico. È questa la sintesi dell’umore di un Berlusconi sempre più convinto che la procura di Milano stia lavorando d’intesa con la politica, mettendo in campo una vera e propria azione a tenaglia che mira da una parte a screditarlo non solo in Italia ma in tutto il mondo («vogliono solo sputtanarmi», ripeteva ieri ai suoi) e dall’altra a rilanciare l’ipotesi di un governo di salvezza nazionale. I primi segnali sono arrivati sabato, quando Bersani ha rilanciato pubblicamente l’ipotesi mentre Fini e Casini si limitavano a nicchiare. Ieri la conferma, con tanto di accalorata telefonata del Quirinale a Palazzo Chigi. Con il Colle che pare non l’abbia presa troppo alla larga quando ha ipotizzato un passo indietro del Cavaliere. L’idea - che sembra non dispiaccia a Napolitano ovviamente «per il bene del Paese» - è quella di un esecutivo tecnico a guida Letta. Il voto di fiducia dello scorso 14 dicembre, infatti, chiude - o comunque rende difficilmente percorribile - la strada di un governo ponte senza l’appoggio di Pdl e Lega. Diverso, invece, sarebbe un esecutivo comunque sostenuto dal centrodestra ma con un altro premier.
Un’ipotesi che Berlusconi non prende neanche in considerazione, convinto che sia solo il primo passo per poi «far completare il lavoro alla magistratura». Appena lasciato Palazzo Chigi, ripete durante il lunghissimo «gabinetto di guerra» che si tiene per tutta la domenica ad Arcore, «le procure mi sarebbero subito addosso». Ecco perché il Cavaliere non esita a parlare di golpe tecnico, di un vero e proprio tentativo di «piegare la giustizia a finalità politiche». Ed ecco perché insiste sul concetto di «accerchiamento». Da una parte la magistratura, dall’altra la politica. Con gli «avvoltoi» Fini e Casini pronti al ribaltone e ora anche con i «consigli» che arrivano dal Quirinale. A cui ieri sera, come ai bei vecchi tempi, faceva sponda proprio il presidente della Camera: «Sciogliere le Camere spetta al capo dello Stato. Berlusconi vada dai magistrati, dimostri la sua estraneità e si difenda come deve fare un cittadino». A buon intenditore poche parole.
È anche per questo che Berlusconi decide di metterci di nuovo la faccia. A Villa San Martino si studiano diverse soluzioni, tanto che nel primo pomeriggio l’idea è quello di un lungo comunicato stampa (vengono buttate giù tre cartelle fitte fitte). Poi la sterzata: serve qualcosa di più deciso. E via con il messaggio video ai Promotori della libertà, girato subito alle televisioni. Oltre otto minuti con dietro uno sfondo che ricorda molto quello del video della discesa in campo. Il passaggio sulla riforma della giustizia salta solo all’ultimo minuto, dopo le ripetute insistenze di Ghedini. Ma nel merito il Cavaliere non ha dubbi: «Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. O si fa la riforma della giustizia oppure non c’è altra strada che il voto. Nessuna mediazione».
D’altra parte, la settimana di «sputtanamento» che attende Berlusconi non contribuisce certo a metterlo di buon umore. Già oggi, ma domani in maniera decisamente più esaustiva, inizierà ad uscire sui giornali una vera e propria valanga di intercettazioni. Ed è anche in quest’ottica che il premier ha voluto dire la sua, per cercare di controbilanciare il tornado in arrivo. Questione probabilmente affrontata anche nel pranzo che ha avuto ieri con i figli Eleonora, Barbara e Luigi. E, proprio in vista della settimana di passione che aspetta il premier e tutto il Pdl, il Cavaliere ha chiesto aiuto alle «sue» donne.
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