Berlusconi sfida i pm del processo Ruby: vuole l'assoluzione

Berlusconi sfida i pm del processo Ruby: vuole l'assoluzione

MilanoL'udienza di oggi si annuncia piuttosto fiacca, dedicata all'interrogatorio di alcuni testimoni minori del Rubygate: il musicista Mariano Apicella, ed altri ospiti più o meno occasionali delle feste di Arcore. Eppure Silvio Berlusconi ha scelto l'aula del tribunale di Milano per la sua prima riapparizione pubblica da diversi giorni a questa parte. Il Cavaliere, che nella scorsa settimana ha disertato più di un impegno, stamane invece sarà disciplinatamente presente davanti al giudice Giulia Turri e alle sue colleghe della quarta sezione penale, che lo stanno processando per concussione e utilizzo della prostituzione minorile.
A stoppare la ridda del «viene o non viene?» provvede ieri uno dei difensori dell'ex presidente del Consiglio, l'avvocato Piero Longo: Berlusconi ci sarà. Ma neanche il suo legale spiega i motivi della scelta. Perché il Cavaliere abbia scelto di essere in aula è, per ora, un mistero. Potrebbe trattarsi di una scelta più politica che giudiziaria, d'altronde non sarebbe la prima volta che Berlusconi sceglie l'inconsueta tribuna del palazzo di giustizia milanese per fare sentire la sua voce nel dibattito tra i partiti. Ma è anche possibile che invece l'ex premier voglia dire la sua nel processo, che attraversa un passaggio delicato, e che si prepari a prendere la parola davanti ai giudici per rivendicare la propria innocenza.
Anche perché, nel frattempo, lo scenario è cambiato: il governo ha fatto approvare dal Senato, ponendo la questione di fiducia, il testo della legge anticorruzione, ponendo fine al balletto degli emendamenti e delle ipotesi. A questo punto si può escludere che Berlusconi possa essere «salvato» dal decreto, perché anche se la sua accusa di concussione (per le pressioni sui vertici della questura milanese affinché liberassero Ruby Rubacuori) venisse smorzata in quella nuova, introdotta dal decreto Severino, di «induzione indebita», la prescrizione comunque sarebbe assai lontana (a differenza che nel processo al piddino Filippo Penati). Dissipato lo scenario di una legge ad personam, Berlusconi intende puntare alla assoluzione con formula piena. E di questo, della sua innocenza dalle accuse che gli vengono mosse da Ilda Boccassini e dai suoi colleghi, intende convincere i giudici.
Non si farà interrogare, questo è quasi certo: un po' per strategia processuale, un po' per non dare alla Boccassini la soddisfazione di torchiarlo. Mentre invece è possibile che, oggi o in una delle prossime udienze, scelga di rendere ai giudici «dichiarazioni spontanee», ovvero un monologo per spiegare le proprie ragioni. A partire della faccenda di Mubarak, per cui è stato a lungo schernito, e che invece per Berlusconi è davvero il motivo per cui il 27 maggio 2010 intervenne sulla questura milanese: evitare che un incidente diplomatico venisse scatenato dal fermo di una ragazza che, in un modo o nell'altro, poteva essere collegata al presidente egiziano. A sostegno della sua tesi, Berlusconi ha le testimonianze rese nella scorsa udienza dai ministri e diplomatici presenti al vertice italo egiziano del maggio 2010, secondo cui Berlusconi chiese effettivamente a Mubarak se conoscesse una ragazza di nome Ruby.


L'altra accusa, quella di avere avuto contatti hard con Ruby, è per il Cavaliere in questo momento la meno preoccupante: perché nessuno dei testi finora sfilati in aula ha confermato che i contatti vi furono. E la Procura non ha più testimoni.

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