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Berlusconi si autosospende: lascio la carica di Cavaliere

La battuta in privato dopo il verdetto della Cassazione: ormai sono un galeotto. Toni bassi in vista del 10 aprile: possono usare contro di me ogni cosa che dico

Berlusconi si autosospende: lascio la carica di Cavaliere

«Altro che Cavaliere, ormai sono un galeotto...». Ci scherza su Silvio Berlusconi, segno che l'umore – almeno nelle ultime 48 ore – non è dei peggiori nonostante la Cassazione che ha confermato i due anni d'interdizione e l'avvicinarsi inesorabile di quel 10 aprile, giorno in cui il Tribunale di sorveglianza di Milano si pronuncerà sull'affido ai servizi sociali o – ma è l'ipotesi più remota – per gli arresti domiciliari. E nonostante la decisione di autosospendersi da Cavaliere del lavoro, onorificenza che gli fu conferita nel 1977 per i suoi meriti imprenditoriali.

Un gesto che certamente gli è pesato non poco visto che dei successi negli anni della nascita di Milano 2 l'ex premier è sempre andato molto fiero. Ma che è probabilmente stato dettato dalla necessità di non alzare polveroni. Soprattutto adesso, in attesa di quel 10 aprile che Berlusconi considera un vero e proprio «spartiacque» della sua vita. Perché – ripete a chi ha occasione di vederlo o di sentirlo al telefono invitandolo ad essere più presente nel dibattito politico – fino ad allora «qualunque cosa io faccia e qualunque cosa io dica potrà essere usata contro di me».

Linea low profile, dunque. A partire dalla questione del titolo onorifico, su cui negli ultimi mesi più d'uno aveva chiesto un intervento al Consiglio direttivo della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro sostenendo che dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale sarebbero venuti meno i requisiti necessari a mantenere il titolo. Peraltro, anche l'articolo 28 del codice penale prevede che con l'interdizione dai pubblici uffici si perda ogni titolo onorifico.
Pur avendo Berlusconi fatto ricorso alla Corte di giustizia europea e pur essendo praticamente pronta l'istanza di revisione del processo, insomma, l'ex premier preferisce tenere i toni bassi. E invia una lettera in cui comunica all'associazione di essersi «autosospeso», missiva che arriva proprio mentre il Consiglio direttivo sta concludendo l'esame della posizione del leader di Forza Italia dopo la condanna della Cassazione del 1 agosto scorso. L'espulsione, insomma, sarebbe stata questione di giorni e la scelta di Berlusconi di fare la prima mossa serve probabilmente a fargli ottenere una più morbida «sospensione» visto che il Consiglio direttivo dei Cavaliere del lavoro si limita a «prendere atto dell'autosospensione».

Al di là delle battute e delle strategia non conflittuale, l'ex premier continua però a sentirsi sotto assedio. E anche il fatto di non essere più Cavaliere lo sta vivendo come «l'ennesimo sopruso» di cui è vittima per colpa di quello che più volte ha definito «una vera e propria persecuzione giudiziaria». Ragionamenti e convinzione che si guarderà bene dal ripetere in pubblico, consapevole com'è di quanto delicata sia la sua posizione in vista del 10 aprile (anche se poi la decisione effettiva dovrebbe arrivare circa una settimana dopo l'udienza). Se la messa in prova ai servizi sociali è quasi scontata, infatti, il problema saranno le restrizioni che imporrà il Tribunale di sorveglianza. A partire da quelle a vedere persone o, per esempio, concedere interviste televisive. I giudici, insomma, avranno un ampio margine di discrezionalità nel limitare la vita privata e pubblica dell'ex premier. Con la possibilità, nel caso di comportamenti non graditi, di richiamarlo ai suoi obblighi.

E questo proprio in concomitanza con la campagna elettorale per le europee di fine maggio.

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