Berlusconi si schiera con le aziende in crisi: «Uccise da troppe tasse»

Sono giornate in cui la politica passa e passerà in secondo piano, non solo per le dimissioni del Papa ma anche per il festival di Sanremo. Silvio Berlusconi lo sa e l'ha messo in conto ed è anche per questo che decide di affondare sui temi più sensibili, dall'occupazione alle tasse. I sondaggi in proposito sono implacabili e piazzano tra le cinque «priorità» degli italiani la disoccupazione, il fisco, la perdita del potere di acquisto, le prospettive per i giovani e lo sviluppo economico. Ed è su questo che si concentra il Cavaliere, anche nel tentativo di far breccia nei media, presi - come è ovvio - dal passo indietro di Benedetto XVI e dall'esordio di Sanremo.
Un Berlusconi che punta il dito sul morire di tasse e che ricorda ancora «i tanti imprenditori che si sono tolti la vita perché non hanno trovato i soldi per pagare il fisco». L'ex premier torna poi a criticare i blitz della Guardia di Finanza stile Cortina perché «hanno spaventato tutti» e «allontanato le persone dal nostro Paese» mettendo «in crisi» soprattutto «chi produce beni di lusso». Ecco perché, aggiunge, il governo Monti («dove ci sono dei dilettanti veri che hanno peggiorato la crisi») ha raccolto «meno di noi» nella lotta all'evasione.
Nel mirino di Berlusconi ci sono le politiche economiche del Professore che «ha seguito l'input dell'Ue» e in particolar modo della Germania di Angela Merkel. Invece, ribadisce, l'unico modo per ridar fiato all'economia è intervenire sulle tasse. Per questo, insiste durante una conferenza stampa in Campidoglio con Gianni Alemanno, «siamo convintissimi che l'Imu vada tolta». «Abbiamo già predisposto il decreto legge - aggiunge Berlusconi - e trovato la copertura. Serve un atto di ricucitura tra i cittadini e lo Stato per cui lo Stato ammette di aver sbagliato e restituisce ai cittadini quanto è stato loro tolto».
Il Cavaliere, poi, cerca di tenere alta la tensione su Monti e Beppe Grillo che, su fronti diversi, minacciano di raccogliere alcuni degli indecisi del centrodestra. Soprattutto il Movimento 5 Stelle, anche se esistono sondaggi secondo cui alcuni di coloro che dichiarano di votare per Grillo in realtà nel segreto dell'urna continueranno a sostenere Berlusconi. Per non sbagliarsi, il leader del Pdl li mette in fila uno dietro l'altro: «Un voto dato a Grillo, Monti, Casini o Fini è come un voto dato alla sinistra». Poi, l'affondo sul comico genovese. «Al Senato non hanno bisogno di noi», la butta lì il Cavaliere davanti all'ipotesi di un governo si solidarietà nazionale in caso di pareggio. Perché? Il Pd, dice, andrà a pescare nelle liste di Grillo che ha candidato «comunisti camuffati» cioè «esponenti della sinistra estrema, dei centri sociali e dei No Tav», persone pronte a «cambiare casacca». Un messaggio diretto soprattutto ai delusi del centrodestra. Parla anche di magistratura l'ex premier. E fosse per lui sarebbe ancora più duro, convinto com'è - questo dice in privato - che sia l'inchiesta su Finmeccanica sia la chiusura delle indagini sulla Fondazione Maugeri (con l'accusa di associazione a delinquere per Roberto Formigoni) facciano parte di una «macchinazione di certa magistratura».

Gli interventi su Finmeccanica, dice, dimostrano «un'azione suicida della magistratura per la nostra economia» perché «alcune società non riusciranno più a vendere nulla». Solo una battuta, invece, su Benedetto XVI. «Se la Chiesa è pronta per avere un Papa di colore? Credo proprio di sì».

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