O k, d'accordo, raccontiamocela pure. Lo chiede il presidente del Consiglio cui, in questo momento, nessuno è in grado di opporre un no. Tanto che in serata l'intera squadra di demolizione del Senato - la ministro Boschi, il sanculotto Lotti, il sottosegretario Delrio, i capigruppo Zanda e Speranza, i vicesegretari Guerini e Serracchiani, la presidente di commissione Anna Finocchiaro nonché il presidente della conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani - si chiudono con lui nello studio a Palazzo Chigi per cercare il bandolo della matassa. O cavare un ragno dal buco (qualcuno dice fosse un Grillo). Renzi dice: «Bisogna stringere i bulloni», ovvero accelerare i tempi. La Finocchiaro si spinge a promettere voti a raffica sugli emendamenti già dall'inizio della prossima settimana (martedì o mercoledì).
L'intricatissima e nebulosa tela che avvolge la riforma del Senato sembra però ormai avviluppare anche il premier, che vuole ancora risolverla prima dell'estate, fosse pure mandando i bulldozer. «Per un nuovo racconto del Paese - aveva nel pomeriggio esortato l'ispiratissimo Matteo Renzi al Pitti Uomo - dobbiamo essere capaci di raccontare emozioni».
Emozione numero uno: attenti al Grillo. Protestano veementemente gli esclusi dal vertice, per bocca di Gianluca Susta (Scelta civica): «Perché noi no? Renzi parli con tutta la maggioranza, non solo con il Pd». Ma intanto pare che la situazione si possa sbloccare grazie alla Lega, perché sia Matteo Salvini che Bobo Maroni si sono detti pronti a saldare l'intesa con Renzi («Tra di noi ci sono distanze enormi, ma oltre Renzi c'è il vuoto e lo riempiremo noi»). Forza Italia ha confermato, non senza patemi, che continuerà a tener fede all'intesa del Nazareno con Renzi. Ma la notizia che fa tremare i cuori è ancora la trappola per topi innescata da Grillo e Casaleggio per stanare il medesimo premier da Palazzo Chigi. Grido di dolore dell'ex ministro Ncd De Girolamo: «Attento al Grillo!». L'ex comico, difatti, accetta ormai ogni condizione di Renzi pur di riuscire a convincerlo a farsi aprire come una scatoletta di sardine. «Sarà un incontro trasparente e in streaming sulla legge elettorale - dice il popolare Beppe - altro che l'inciucio di cui parlano i giornali di quell'individuo...». L'individuo in questione sarebbe Silvio Berlusconi, che Grillo, in un trepidante e lungo post, definisce in tutti i modi più emozionanti per il popolo del Web: da «(falso) giovane» ad «amico dei mafiosi». Accusandolo, in definitiva, di «aver fatto campagna acquisti per l'Inter». Denso di onde benefiche anche l'interrogativo risolutorio: «Perché tutto, tranne il M5S? La risposta sono i danèe. Con una vittoria di M5S Berlusconi sarebbe stato rovinato».
Superfluo infine aggiungere che per il Matteo Minore (Orfini) «l'Italicum non si tocca» (difatti il M5S è per il proporzionale) e che per il Giorgio Maggiore (Napolitano) è sempre bene cercare il «consenso più ampio».
Emozione numero due: torna a casa, Chiti. Dopo ore di apprensione, ieri mattina, uscendo da una riunione nello studio dell'avvincente Vannino Chiti, gli autosospesi dichiarano, con la faccia di Badoglio l'otto settembre del '43: «Rientriamo. Le dichiarazioni del capogruppo Zanda ci consentono di riprendere il lavoro nel gruppo Pd - pausa - Ma la battaglia continua. Nessuna resa. I nostri venticinque emendamenti alla riforma del Senato restano: se bocciati in commissione, li ripresenteremo in aula». Firmato: Chiti, Mucchetti, Corsini eccetera. Manca Casson. «Lo stiamo cercando. Forse è all'estero».
Emozione numero tre: riforma pronta, anzi no. Appresa la vibrante notizia del rientro dei 14 (13?) figliuol prodighi, la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Finocchiaro, sprizza felicità dalle buste della spesa. «Ottima notizia, ora il Pd è più forte. Siamo pronti a votare la riforma, perché sul Senato non elettivo è d'accordo la maggioranza dei gruppi».
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