Bobo in tour nei gazebo leghisti. Il governatore: «Non può essere lui il candidato»

MilanoRoberto Maroni ancora con la ramazza in mano, anche se (per il momento) solo a parole. Il segretario della Lega non usa mezzi termini per spiegare il senso della propria candidatura a governatore: «Ho fatto pulizia nella Lega e voglio far pulizia anche nel palazzo della Regione Lombardia, dove abbiamo visto che la 'ndrangheta è riuscita ad entrare». Parole pronunciate ai gazebo con i simboli verdi del Carroccio, all'apertura della consultazione popolare leghista sul futuro della Lombardia.
Dichiarazioni che danno l'idea della battaglia per espugnare un fortino. Formigoni boccia la candidatura di Maroni: «Dopo aver rotto l'alleanza non può certamente pretendere di essere lui a riunificarla». E il conflitto tra i due è sempre più acceso, anche se i militanti leghisti hanno sdrammatizzato la situazione regalando al governatore una gigantesca tazza di camomilla («un gesto goliardico». E i formigoniani guidati dall'assessore Raffaele Cattaneo e dall'europarlamentare Lara Comi hanno offerto mele gialle, per dire che le mele marce in Lombardia sono poche. Il tutto durante un comizio nella casa di Maroni, a Varese, praticamente a due passi dalla sede della Lega. Alla fine il tweet di Formigoni: «Le mele sono un prodotto che dà forza, mentre la camomilla della Lega è un prodotto che dà sonnolenza».
Maroni è in pole position nelle primarie della Lega o almeno così dicono, a occhio e a naso, i militanti che stanno raccogliendo le firme nei gazebo. I gazebo allestiti a Milano sono 60, nelle piazze della Lombardia siamo a quota 1.700 e si può votare anche in 300 sezioni della Lega. Ci sarebbero molti voti anche per il segretario lombardo, Matteo Salvini, per il capogruppo in consiglio regionale, Stefano Galli, per l'ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Ieri sono state raccolte 200mila firme.
Maroni con fair play spiega che alle primarie non voterà per se stesso: «Ci sono tanti giovani». Ma ci si attende che l'ex ministro esca rafforzato, con un mandato del popolo leghista a candidarsi per la guida della Regione. Un viatico che gli serve anche dentro il suo partito, dove i bossiani e i calderoliani non si sono ancora ben rassegnati al passaggio di consegne tra Umberto Bossi e Maroni.
Altra polemica. «Mi spiace dover smentire ancora Roberto Maroni, ma mezzora fa il governo mi ha confermato che andremo al voto in tempi molto rapidi» scriveva Formigoni all'ora di pranzo su Twitter. Maroni, invece, difende l'election day, un giorno unico per andare a votare alle regionali e alle politiche, probabilmente il 7 aprile. E si lamenta per come è stata snobbata la sua proposta di primarie di coalizione: «Io ho dato la disponibilità, ma non ho più avuto risposte dal Pdl. Tutto tace».
Tranne Formigoni, che parla per dire di no. E guarda al futuro: «Credo che una candidatura in Parlamento potrebbe anche piacermi». Oggi il caso Lombardia (e il futuro del governatore) saranno al centro di un vertice ad Arcore con Silvio Berlusconi e il coordinatore regionale, Mario Mantovani.

È previsto un collegamento telefonico con il segretario nazionale, Angelino Alfano. Si parlerà dei rapporti con la Lega, di data del voto e dei progetti del partito per il governatore. Poi, nel pomeriggio, i vertici del Pdl incontreranno Roberto Formigoni.

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