La Borsa crolla ancora e lo spread vola come a novembre

La Borsa ha cancellato Monti. Lo spread Btp-Bund torna ai livelli del 17 novembre 2011, giorno del passaggio di consegne tra governo Berlusconi e governo dei tecnici. E l'indice di Piazza Affari, il Ftse Mib, è arrivato al livello più basso da quando esiste l'euro, bruciando anche il record negativo del settembre 2009. Ai massimi storici anche il differenziale tra Bonos spagnoli e titoli tedeschi, schizzato a 641 punti, con un tasso del 7,64%.
Ancora una seduta di passione, dunque, per le Borse di tutta Europa, mentre analisti e operatori invocano un intervento della Bce: al centro della bufera, travolte da un'ondata di vendite, la «maglia nera» Madrid (-3,58%), subito seguita da Milano (-2,71%). A poco è servita, dunque, la mossa di bloccare le vendite allo scoperto, decisa lunedì dalla Consob e della sua omologa spagnola. E alla Spagna non è bastato collocare con successo oltre 3 miliardi di euro di titoli di debito a breve termine: Madrid ha dovuto infatti farsi carico di aumenti dei - già elevatissimi - rendimenti richiesti. Sui titoli di Stato spagnoli intanto si avvicina un fenomeno guardato con allarmismo dai mercati: la possibile inversione della curva dei rendimenti, con i tassi dei Bonos a 5 anni saliti a livelli molto vicini a quelli dei Bonos decennali. Preoccupa gli investitori l'ipotesi, sempre più concreta, che dopo Valencia e Murcia anche la Catalogna, ormai sul lastrico, debba chiedere il salvataggio al governo centrale: Madrid a quel punto potrebbe essere costretta a chiedere un ulteriore aiuto ai Paesi dell'area euro, dopo quello già deciso per ricapitalizzare le banche.
Decisamente più contenute le perdite delle altre piazze europee: Parigi ha ceduto lo 0,87%, Francoforte lo 0,45% mentre Londra ha perso lo 0,63%. In controtendenza Atene, che ha guadagnato lo 0,43 per cento. Soffre l'euro, che ha chiuso in calo sotto 1,21 dollari, a ridosso dei minimi da due anni. E non incoraggia il calo registrato dall'indice che misura la fiducia dei manager delle imprese manifatturiere europee, sceso inaspettatamente a 44,1 punti, contro i 45,2 previsti.
Se sotto attacco ci sono soprattutto Spagna e Italia, la pressione sui titoli di Stato rischia ormai di contagiare anche i Paesi più forti, tanto che Moody's ha messo in prospettive negative i rating di tre Paesi con voto a tripla A (il più elevato): Germania, Olanda e Lussemburgo. A denti stretti, Berlino «prende nota» - per bocca del portavoce dell'esecutivo tedesco Georg Streiter - del peggioramento del giudizio di Moody's sull'outlook della Germania ma ricorda «che la valutazione si riferisce a un Paese dal quale l'Europa si aspetta un aiuto». A buon intenditor poche parole, ma la bocciatura resta e si è scaricata anche sui solidissimi titoli di Stato tedeschi: sulla scadenza decennale i tassi dei Bund sono risaliti dall'1,18 all'1,27%, un rialzo significativo anche se comunque il tasso resta più che ridotto.
Ben diversa la drammatica situazione dei titoli di Stato italiani: il differenziale di rendimento tra Btp e Bund è arrivato a 537 punti, con un rendimento del decennale che si arrampica fino alla soglia del 6,6%.

Non a caso, a soffrire a Piazza Affari sono soprattutto le banche, che hanno in portafoglio i titoli di Stato. In giornata c'è stata una raffica di sospensioni, dove i titoli bancari hanno fatto la parte del leone: Mediobanca, Ubi Banca, Mps, Unicredit, Generali e Bper.

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