Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è in partenza per Bruxelles. Lì incontrerà i suoi omologhi compreso quello francese. Intervistato da La Stampa, ha ribadito e confermato la linea adottata dall'Italia sul tema immigrazione spiegando che agire in questo modo permette al nostro Paese di posizionarsi e poter trattare.
Il dialogo europeo
"Il braccio di ferro con la Francia ha una funzione: ottenere una linea europea", afferma Crosetto ribadendo la necessità che i Paesi dell'Unione Europea abbiano un modus agendi comune. Evidenzia, inoltre, l'importante ruolo del Presidente della Repubblica: "Il presidente Mattarella, con la telefonata a Macron, ha fatto, con la serietà che ne contraddistingue il mandato, il mestiere di capo dello Stato che interloquisce con un capo dello Stato". E con chi accusa l'Italia di finire per essere isolata se continuerà in questo modo, il ministro della Difesa è molto chiaro: "Perché dovremmo esserlo se chiediamo una linea europea? Non vogliamo imporre niente se non un dialogo e un'analisi seri e definitivi. E chiunque si opponga, anche Ungheria e Polonia, sbaglia". Il governo italiano sembra non essere disposto a fare passi indietro. Anche l'aver lasciato l'Ong a largo viene rivendicato da Crosetto il quale spiega che è una maniera per accendere i riflettori su una questione che ha gravato solamente sulle spalle del Belpaese ed è stata fin troppo spesso ignorata dalle altre nazioni europee. Infatti, questo ha permesso di aprire un dibattito. "Ora si stanno esprimendo tutti chiedendo una soluzione, anche il Vaticano. È stato ricentralizzato un tema marginalizzato". L'unica cosa che ha fatto l'Italia, spiega il ministro, è stato dire: basta fare finta di nulla. Anche i numeri sono impossibili da mettere a confronto: 40mila persone accolte dall'Italia rispetto alla Francia che ha avuto solo 38 ricollocamenti. Questo ribadisce la necessità di un dialogo europeo perché "non si tratta di una questione italiana ma europea".
Le Ong
Il ministro della Difesa, inoltre, va giù durissimo anche sulle Ong: "Non hanno una missione partitica, non hanno strumenti politici in senso stretto. Ma sono ideologiche e si sono mosse nella totale assenza di ogni regola. - evidenzia Crosetto - Il tema delle organizzazioni criminali che caricano le persone sulle barche a due o tremila euro l'una me lo sarei posto fossi stato in loro". Spiga poi che chiunque raccolga naufraghi fa un'opera meritoria e gode di tutta la sua stima. Allo stesso tempo, però, se non si fa solo quello ma si è responsabili di fare il trasbordo di un barcone di persone che hanno pagato migliaia di euro e questo "è una cosa meno nobile". E, continua il ministro della Difesa: "Una parte di queste associazioni vengono avvisate dagli scafisti quando partono. E ci sono anche indagini su questo. E' sbagliato alimentare un fenomeno che non conviene a nessuno. E che porta all'accoglienza senza integrazione, altro grande problema".
Cosa è necessario fare
Il fenomeno migratorio non è un tema che finisce domani, spiega il ministro. L'evoluzione demografica africana ci spiega che la questione è destinato a deflagrare. Quindi "o si costruisce un percorso per quel tema e si può fare solo come Europa o non se ne esce". Inoltre, bisogna interrogarsi anche sul perché l'Africa sia stata sfruttata e le ricchezze portate via. "E magari chiedersi anche chi è stato a farlo", sottolinea Crosetto.
Per fare in modo che non si tratti solamente di accoglienza ma anche di integrazione è bene che vengano organizzati dei percorsi e che i flussi migratori vengano osservati con attenzione.
È doveroso che le persone in fuga siano rispettate e che il governo "le tratti come esseri umani dal'inizio alla fine del loro percorso. Alcuni Paesi, però, - conclude Crosetto - danno patenti a tutti ma non sono buoni esempi in materia di integrazione".
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