Breve storia del dossieraggio

Mussolini pretendeva di custodire in un archivio segreto personale i fascicoli più delicati e compromettenti per usarli o non usarli a seconda delle necessità

Nel tondo Pasquale Striano
Nel tondo Pasquale Striano
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A guardare i sondaggi, essere spiati porta bene. I partiti della maggioranza, Fratelli d'Italia in particolare, godono di un particolare momento di grazia del tutto inusuale dopo due anni di governo. Di questo non troverete traccia nella gran parte dei dibattiti televisivi dove finiscono per lo più i miasmi di quella cloaca in cui nuota il variegato mondo di spioni a caccia del colpo capace di azzoppare il centrodestra. Intendiamoci, spiare i potenti per costruire dossier non è una novità bensì un'arte che ha più o meno la stessa età e molte affinità con la professione più vecchia del mondo, la prostituzione. Su entrambi i fronti non si può dire che l'Italia non sia all'avanguardia, con tecniche di dossieraggio affinate durante il fascismo che come tutte le dittature si era specializzato nello spiare le vite degli altri. Mussolini pretendeva di custodire in un archivio segreto personale i fascicoli

più delicati e compromettenti per usarli o non usarli a seconda delle necessità. Ma anche la Repubblica non scherza, le sue fondamenta sono state costruite anche sulle informazioni riservate raccolte dal Sifar il servizio segreto dell'esercito del generale De Lorenzo che tra gli anni Cinquanta e fine Sessanta confezionò ben 160mila dossier su altrettanti personaggi, tra i quali anche Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI. Fu accertato che quello sul più volte premier e ministro Amintore Fanfani era composto da quattro tomi ognuno dei quali dello spessore di un vocabolario. Insomma, una mole impressionante di materiale compromettente che a un certo punto il governo diede ordine di distruggere senza peraltro riuscire a farlo: i segreti di mezza Italia si dispersero così in mille rivoli, uno finì nella cassaforte di Licio Gelli capo della loggia segreta P2. Non troppi anni fa un importante ministro ricevette la visita di un potente uomo dello Stato che sapeva di non essere nelle sue grazie. Questi si presentò con una cartellina che finito il colloquio finse di dimenticare sulla scrivania. Il ministro la aprì, conteneva foto molto imbarazzanti di suo figlio. Non c'era bisogno di altre parole, i due divennero amici.

Insomma, il dossieraggio come arma di ricatto non è una novità. Di sorprendente c'è solo la quantità e la velocità con cui si fabbricano e diffondono dossier quando al governo c'è il centrodestra. Che di quel metodo non è l'artefice, bensì la vittima.

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