Economia

Il buco Imu è già di 650 milioni pagano aziende e automobilisti

Sbagliati i calcoli delle coperture per l'abolizione della rata di giugno: al via aumenti degli acconti Ires e Irap e delle accise dal 2015

Roma - Dal 1° gennaio 2015, fra poco più di un anno, aumenteranno le tasse sulla benzina. Da subito, invece, passano dal 101 al 102,5% gli acconti Ires e Irap a carico delle società. Il decreto del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale: scatta così la clausola di salvaguardia prevista dal decreto che ha abolito la prima rata dell'Imu, quella del giugno scorso. Le coperture del provvedimento erano scritte sull'acqua. Mancano infatti all'appello 385 milioni di euro di maggiore Iva legata alla restituzione dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione; e latitano 260 milioni dalla cosiddetta sanatoria sulle slot machine. E così, il conto di 645 milioni di euro lo pagano le imprese e gli automobilisti.

Con gli aumenti degli acconti Ires e Irap, da versare entro il 10 dicembre, ogni società di capitale dovrà versare al fisco in media 1.200 euro in più, da 29.076 a 30.287 euro. Questi i calcoli della Cgia di Mestre, ai quali si aggiungono le rimostranze della Confcommercio: gli incrementi degli acconti, sostiene la maggiore organizzazione del terziario, sono superiori alla riduzione del cuneo fiscale. Un bel successo.

E fin qui la prima rata dell'Imu. Ma è sulla seconda rata che il marasma sta diventando totale. La cosiddetta «mini-Imu», cioè il 40% della differenza fra aliquota di base e aliquota aumentata, dovrebbe essere versata entro il 16 gennaio da circa 12 milioni di contribuenti che risiedono in 2.375 Comuni, fra cui Milano e Roma. Ma l'elenco è incompleto, visto che c'è tempo fino al 9 dicembre per comunicare eventuali aumenti di aliquota. In realtà, il governo non sa neppure quale sarà l'esborso per i contribuenti, le stime variano fra 200 e 440 milioni di euro. Il tutto è davvero troppo vago, e i tempi sono troppo stretti. I cittadini non sanno se e quanto dovranno pagare in gennaio, e questa incertezza non potrà che avere effetti negativi sugli acquisti di Natale, già ridotti all'osso. Ed anche i margini di un intervento normativo si fanno ogni giorno più risicati. Resta in piedi l'ipotesi di aumentare di un paio di punti l'acconto Iva dell'88% che si paga a fine dicembre, visto che si tratta dell'unico acconto che finora si è salvato. Oppure di attenuare l'impatto della rata di gennaio per i redditi più bassi, rimodulando l'imposta. «Stiamo cercando la soluzione», conferma il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

I partiti di maggioranza capiscono che il governo ha fatto un gran pasticcio («un regalo a Berlusconi», lo definisce il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia) e tentano d'imboccare l'uscita di emergenza: l'idea è di inserire il decreto Imu nella legge di Stabilità, cercando le risorse per salvare i contribuenti dal pagamento aggiuntivo. In alternativa, si potrebbe mantenere in vita il decreto Imu, ma facendo slittare dal 16 gennaio a giugno il versamento dell'imposta. «Lavoriamo per una soluzione in Parlamento, stiamo cercando di convincere il governo a coprire tutta l'Imu senza dover chiedere il contributo dei cittadini», dice il presidente dell'Anci Piero Fassino.

Il relatore della legge di Stabilità alla Camera, il Pd Maino Marchi, conferma che tra le possibili modifiche al testo approvato a Palazzo Madama ci sono i capitoli delle pensioni, «con una riflessione sulle rivalutazioni e sugli esodati», e dell'imposta sulla casa «per risolvere l'intreccio che si è venuto a creare tra la nuova service tax e la seconda rata dell'Imu».

Quanto al cuneo fiscale, l'ipotesi è di destinare i risparmi della spending review a un fondo apposito per la riduzione del prelievo fiscale sul lavoro.

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