Bufera sulla Barracciu, la furbetta dei rimborsi

L'europarlamentare sarda nominata alla Cultura si difendeFu estromessa alle Regionali perché indagata: è scontro con la rivale mancata Murgia

Bufera sulla Barracciu, la furbetta dei rimborsi

Roma - Chi non è buono per il re non è buono nemmeno per la regina, si dice. Ma nel nostro Paese chi non è buono per una regione evidentemente lo è per un ministero. È il caso di Francesca Barracciu, 47 anni, europarlamentare del Pd, ieri nominata sottosegretaria ai Beni Culturali nell'infornata degli incarichi di seconda linea. Si tratta della stessa donna a cui solo pochi mesi fa Matteo Renzi, allora solo segretario del Pd, aveva chiesto di rinunciare alla candidatura alla presidenza della Regione Sardegna pur avendo la bruna politica vinto a mani basse le primarie di partito con il 44,3 per cento dei voti, a causa del suo coinvolgimento nell'indagine delle «spese pazze» che interessa decina di attuali e passati consiglieri regionali sardi. La Barracciu dopo l'iscrizione nel registro degli indagati e le polemiche seguite aveva cercato di resistere fino all'ultimo alle pressioni del suo partito perché si ritirasse dalla corsa, si appellò anche a Renzi che però la spinse a lasciar perdere, probabilmente concordando una do ut des che ora si manifesta con il cadeau della poltrona ministeriale.
Una scelta quanto meno discutibile, anche perché il coinvolgimento della Barracciu nella vicenda delle spese allegre dei consiglieri sardi non appare pretestuoso né, come si dice in questi casi a mo' di alibi, un mero atto dovuto. No, alla Procura di Cagliari l'eurodeputata ha raccontato di avere attinto ai fondi del suo gruppo al consiglio regionale (del quale ha fatto parte dal 2004 al 2013) per rimborsi chilometrici che però i giudici non si giustificherebbero con la sua attività istituzionale. Insomma, l'accusa di peculato è tutta da dimostrare ma al momento è ben in piedi.
Così la Barracciu, che nel suo curriculum ha anche trascorsi da sindaco di Sorgona, il suo paese natale) ieri ha incassato gli educati auguri di Francesco Pigliaru, diventato presidente della Sardegna dopo la sua uscita di scena, dei colleghi Francesco Sanna, deputato del Pd, e Chicco Porcu, consigliere regionale uscente, ma ha dovuto anche vedersela con i commenti al veleno della scrittrice Michela Murgia, candidata sconfitta alle Regionali dello scorso 16 febbraio. «Troppo indagata per fare il governatore, ma sottosegretario è ok», scrive la Murgia sui social network, lanciando anche l'hashtag #laquestioneumorale. Un'ironia che ferisce la neosottosegretaria: «Da Michela non me l'aspettavo. Mi dispiace. Come perdersi in un bicchiere d'acqua dopo aver sperimentato anche lei il mare della cattiveria gratuita». Poi la promessa a Renzi, su Facebook: «Non mi risparmierò in impegno, fatica studio, determinazione per onorare ogni giorno questo prestigioso e nobile incarico al servizio del nostro Paese e della nostra amata regione».

Qualcuno sul suo profilo Facebook la pungola a dare giustificazioni sulla vicenda dei fondi regionale e lei si impermalosisce: «Se qualcuno pensa che gli sia consentito insultarmi sulla mia pagina, ha sbagliato indirizzo perché verrà bannato. Siate civili e non succederà».

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