Busto Arsizio - Interrogata dal magistrato non ha avuto problemi a confessare: «L'ho fatto per il loro bene, non avrei saputo garantire loro un futuro. Sono ancora vivi? Be' speriamo che muoiano», ha poi concluso prima di essere ricoverata in psichiatria. Le due vittime, un maschio di 6 e una femmina di 4 anni, dovrebbero invece cavarsela, anche se c'è qualche preoccupazione per il più grande. Non ce l'ha fatta, invece, il piccolo ferito alla testa venerdì in provincia di Palermo dal padre poliziotto che si era poi tolto la vita.
Due genitori in preda a chissà quali demoni dunque, tentano di uccidere i figli e se l'agente ha portato nella tomba il motivo del suo gesto, non ha avuto problemi a spiegare le sue azioni Silvia Brusciani, 42 anni. Una donna provata da forti disturbi psichici che l'avevano portata a tre settimane di ricovero nella divisione psichiatrica di Rho, in provincia di Varese. «Speravo l'avessero trattenuta ancora un po'», dirà poi sconvolto il marito, l'ingegner Andrea Razzini, 46 anni. Ma i medici hanno forse pensato che la rete famigliare sarebbe stata sufficiente per impedirle gesti sconsiderati. La donna infatti abita in via Boccaccio 7, elegante zona residenziale in pieno centro a Busto Arsizio, con a fianco madre e suocera. In particolare la mamma abita nello stesso piano, il 3°, e i due appartamenti sono collegati attraverso il terrazzo.
Ieri poco dopo mezzogiorno Silvia Brusciani era con i bimbi dalla madre, mentre il marito era uscito per fare le spesa. Poi la nonna è andata in cucina a preparare il pranzo e quando è rientrata ha trova la figlia seduta sul divano. «Dove sono i piccoli?», ha chiesto. «Li ho gettati dalla finestra». E proprio in quell'istante suonava alla porta l'inquilino del piano rialzato. Pochi istanti prima «qualcosa» era caduta sul suo terrazzo. Appena il tempo di rendersi conto che era il figlio della vicina ed ecco un altro tonfo: era la bimba. Lanciato l'allarme le due piccole vittime sono state portate agli ospedali di Busto e Legnano con vari traumi e fratture a testa e torace. Dovrebbero sopravvivere al terribile volto, 7 o 8 metri, anche se il maschietto ha riportato la frattura di una vertebra i cui esiti sono tutti da verificare. «Non ce la facevo più - ha poi spiegato al pm -, non sono adatta a crescere due figli e ho pensato che non avrebbero avuto futuro. L'ho fatto per il loro bene» e quando ha saputo che erano ancora vivi ha commentato: «Speriamo muoiano presto». È stata ricoverato in psichiatria in stato di fermo.
Quasi contemporaneamente moriva a Palermo il bambino di 7 anni, ferito alla testa dal padre, agente della mobile, prima di suicidarsi. Ivan Irrera, 38 anni, viveva a Musilmeri insieme alla moglie e una figlia di 14 anni, salva perché la sera prima si era trattenuta a casa dell'amica. L'uomo aveva perso tutto nel crack della Parmalat, era stato costretto a vendere la casa e tornare ad abitare in famiglia. Lunedì avrebbe dovuto saldare un ulteriore debito ma non aveva i soldi, pertanto aveva pianificato di uccidere i figli e suicidarsi.
Dopo un tentativo andato a vuoto, non ha avuto coraggio di sparare, l'altro giorno all'alba ha aperto la Bibbia sul salmo di Isacco, ha sparato al figlio, si è steso sul letto e si è uccisoa. La moglie ha poi trovando il marito già morto e il bimbo agonizzante. Portato in ospedale, il piccolo ha resistito due giorni, ieri mattina il decesso e la madre ha subito autorizzato la donazione dei suoi organi- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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