"È caduta nella trappola". Nel Pd esplode l'ira contro Schlein al fianco di Conte

Malumori tra i dem per la presenza del segretario al corteo del M5S: alcuni big prendono le distanze dalla piazza grillina. La minoranza interna sbuffa: "Non se ne è discusso"

"È caduta nella trappola". Nel Pd esplode l'ira contro Schlein al fianco di Conte
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Nel Partito democratico c'è sempre più caos. L'unità interna sembra un'utopia: l'addio all'abuso d'ufficio e l'invio di armi all'Ucraina sono i principali temi che spaccano la galassia del Pd, che nelle ultime ore deve fare i conti anche con la grana dei rapporti con le forze dell'opposizione. Ieri pomeriggio Elly Schlein si è affrettata a scendere in piazza al fianco di Giuseppe Conte in occasione del corteo grillino contro la precarietà. La sua partecipazione ha provocato irritazione tra la minoranza, che ancora una volta sbuffa e allarga le braccia.

L'irritazione verso Schlein

La scelta del segretario dem di prendere parte alla manifestazione del Movimento 5 Stelle ha generato più di qualche perplessità nel Partito democratico, in particolar modo tra la minoranza e l'area dei riformisti. Dagli ambienti dei malpancisti viene specificato che non vi sarà alcuna levata di scudi, ma al tempo stesso si sottolinea la necessità di avviare una discussione franca su quanto accaduto.

"Non se ne è discusso in nessun organo del partito", è la lamentela arrivata da una fonte della minoranza di Base Riformista. Che in sostanza denuncia una mancata condivisione sulla linea da adottare in occasione del corteo M5S. Come riferito dall'Agi, c'è chi a taccuini chiusi accusa Schlein di essersi "infilata con tutte le scarpe nella trappola" del Movimento. Forse il segretario e Conte avevano pensato di fare un'operazione tra sorrisi e abbracci a favore di telecamere, ma la mossa di facciata non ha affatto cancellato le divergenze tra i due mondi.

L'asse giallorosso ha messo in evidenza ancora una volta le sue fragilità: l'unico collante è il rancore contro il governo di centrodestra. Oltre al livore c'è poco o nulla: divisioni sul termovalorizzatore, sulla guerra tra Ucraina e Russia, sulla giustizia. E sono solamente alcuni esempi di una lunga serie di fronti su cui i 5 Stelle e il Pd non riescono a vantare compattezza. Come se non bastasse si è scatenato l'effetto boomerang: la passerella politica ha innescato la rabbia da parte di chi, da tempo, non è soddisfatto dall'operato del neo-segretario.

I big prendono le distanze

Un vero e proprio fuoco incrociato che in maniera inevitabile ha un impatto sul Nazareno, che non potrà ignorare la valanga di critiche che ha colpito Schlein. A prendersi la scena al corteo è stato anche Beppe Grillo con il suo show tra brigate di cittadinanza e passamontagna. Per alcuni un'iperbole e parole ironiche; per altri un'uscita inaccettabile. Le nette prese di distanza sono state una logica conseguenza. Così come non sono passate inosservate le solite teorie "pacifiste" sul conflitto militare tra Kiev e Mosca.

A colpire sono le reazioni pubbliche di diversi esponenti di primo piano del Partito democratico. Su tutti spicca Lorenzo Guerini: il deputato dem si è detto d'accordo sull'importanza di unire le opposizioni e di trovare un terreno comune per offrire un'alternativa al governo Meloni, ma al tempo stesso ha voluto rimarcare la sua "distanza siderale" da quanto affermato dalla piazza grillina sulla guerra. "Il Partito democratico è dalla parte dell'Ucraina, della sua lotta per la libertà e per la sovranità del suo popolo", ha detto a chiare lettere l'ex ministro della Difesa.

Le dichiarazioni di Guerini sono state rilanciate e condivise da Simona Malpezzi, senatrice del Pd, che sul proprio profilo Twitter ha chiarito che dalla galassia dem non è ammissibile alcun tentennamento: "Noi siamo dalla parte dell'Ucraina, a sostegno della sua libertà e per la sovranità del suo popolo. Su questo non possono esserci ambiguità".

Toni ancora più duri sono arrivati da Pina Picierno: anche lei ha rimarcato quanto sia fondamentale provare a compattare le forze politiche dell'opposizione, aggiungendo però che il tentativo non può confondersi con un rapporto di subalternità strizzando l'occhio a chi ha un approccio

ritenuto irricevibile. "Ma intorno a cosa ci uniamo? Alle parole aberranti di Moni Ovadia sull'Ucraina o alle farneticazioni di Beppe Grillo sui passamontagna?", ha tuonato il vicepresidente del Parlamento europeo.

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