IN CAMPANIA

Alberto Bottino, direttore scolastico regionale della Campania, scorre i dati delle iscrizioni alle elementari per l’anno prossimo.
È sorpreso da questo aumento di richieste del tempo pieno?
«Abbastanza ma sono contento, vuol dire che qualcosa sta cambiando anche da noi».
Professore, ci dia qualche numero.
«I genitori hanno sempre preferito portarsi i figli a casa, per pranzo. E infatti il tempo pieno era al 5%. L’anno prossimo le richieste sono dell’11,4 %. A Napoli sono salite al 50%, raddoppiate ad Avellino e a Salerno, cresciute di un terzo a Caserta».
Non è una scelta dettata dalle pressioni dei professori?
«C’è sicuramente interesse da parte dei sindacati a mantenere i posti di lavoro e a fare pressing sui genitori per il tempo pieno. Ma io questo posso solo ipotizzarlo. Per quanto ne so io il problema è più profondo, si avverte un’esigenza di formazione per i propri ragazzi».
Prima non c’era?
«Forse i genitori si sono stufati di sentirsi dire che i loro ragazzi sono sempre gli ultimi nelle classifiche. Così puntano al tempo pieno per far approfondire il lavoro di laboratorio, le attività sperimentali».
Non è che molti prendono la scuola come un parcheggio?
«Molta gente lavora e preferisce pensare il proprio bambino a scuola piuttosto che in mezzo a una strada».
Riuscirà a garantire il tempo pieno e i tagli degli insegnanti?
«Dobbiamo farcela. Da una parte abbiamo un calo di iscrizioni. Dall’altro, il tempo pieno va concordato con enti locali e Regione».


In che modo potrebbero aiutarvi?
«Con le strutture di mensa che i comuni devono garantirci. E con le offerte formative aggiuntive. Come le ore di inglese, per esempio, che abbiamo utilizzato anche quest’anno con grande successo».

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