Capi d'autore da Vionnet Dame efebiche da Valli

Capi d'autore da Vionnet Dame efebiche da Valli

Parigi Sembra una nuova moda per le belle e ricche signore provenienti dall'Est Europa: comprare e lanciare delle griffe invece che i soliti abiti griffati. La più brava e impegnata di tutte è Goga Askenazy, miliardaria kazaka che ha rilevato il brand Vionnet costruendo un team di tutto rispetto per il prét à porter e adesso assoldando il designer turco Husseyn Chalayan per la collezione di demi couture presentata ieri a Parigi in un vecchio garage poco lontano da Place du Jena. Ombroso e talentuoso come pochi, Chalayan non dice una parola in croce mentre Goga entusiasta mostra i 18 capi pronti per la sfilata. Si comincia dalle tuniche fatte con cinque diversi strati di organza tagliati al laser in cerchi concentrici dal più grande al più piccolo per finire con gli spettacolari modelli plissettati e poi appesi a vere e proprie strutture di filo elettrico. Magnifiche le cosiddette sculture piatte, ovvero capi costruiti con le tele da atelier da alta moda dipinte a mano. «Io non devo lavorare, ma voglio lavorare» dichiara Goga controllando le mosse del suo designer con l'aria di chi sta imparando. Anche la russa Ulyana Sergenko è bella come una bambola e ricca quanto creso, ma la sua quarta sfilata di alta moda sembra più che altro un pot pourry di altri e ben più blasonati defilè. Il set ispirato a un treno, per esempio, cita in qualche modo l'indimenticabile show di Marc Jacobs per Louis Vuitton orchestrato in un'immaginaria stazione dell'Orient Express. Lo stesso si può dire per le lunghe vestaglie anni Venti e per le gonne a boule mentre le borse fatte a cuscino sono solo sue come il vestito pieno di uccellini dorati: omaggio al tweet.

Ben altro spessore stilistico dimostra invece Giambattista Valli con la sua collezione dedicata a una figura mitica: la parigina dal cattivo carattere e dallo stile impeccabile, quell'antipatica che mette un tovagliolo al collo e sembra indossare un foulard di Hérmes, che porta le gonne corte meglio di qualsiasi inglese e, soprattutto, che non ingrassa mai. L'idea è buona, lo svolgimento lascia un po' a desiderare: ci mancano tanto quei grandiosi vestitoni da ballo che Valli ha traghettato nella modernità.

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