Ancora qualche giorno di attesa per conoscere l'epilogo del "caso Sallusti". Il magistrato della Sorveglianza di Milano, Guido Brambilla, deve decidere se accogliere o meno la richiesta della Procura di Milano di concedere la detenzione domiciliare al direttore del Giornale, condannato definitivamente a 14 mesi di reclusione per diffamazione. La decisione dovrebbe arrivare a metà della prossima settimana, oltre, quindi, i cinque giorni normalmente previsti (ma il termine non è perentorio).
Dal Palazzo di Giustizia di Milano nessuno intende commentare le voci sulla spaccatura che ci sarebbe stata tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il pool che si occupa dell’esecuzione delle sentenze (guidato
dall’aggiunto Nunzia Gatto), riportata oggi dal Giornale. Una spaccatura legata alla diversa interpretazione del codice su due aspetti: la doppia sospensione dell’ordine di carcerazione relativo alla condanna per Sallusti, e l’istanza d’ufficio che permette, anche a chi non ne abbia fatto richiesta, di scontare la pena a casa. Pare che proprio per risolvere questa spaccatura Bruti Liberati ha avocato a sé il fascicolo, inizialmente affidato al pm Chiara De Iorio.
Sallusti: "Io non ho chiesto i domiciliari"
"Io non ho chiesto di andare ai domiciliari - dice Sallusti a Mattino Cinque - anzi ritengo questa decisione della Procura un’ingiustizia, perché credo di non averne i requisiti. Dovrei andare in carcere. E tantomeno ho chiesto di scontare i domiciliari a casa Santanchè. Sono due menzogne che stanno circolando e che non si riesce più a fermare. Quello che potrebbe succedere è che io passi dai domiciliari al carcere perché è evidente che la motivazione con cui mi hanno dato i domiciliari non regge, dal punto di vista giuridico. È un tentativo della magistratura non di salvare me, ma se stessa da una figura veramente meschina che farebbe ridere tutto il mondo. Dal punto di vista della legge io credo che potrebbe succedere solo una cosa: che Monti e Severino trovino il coraggio di un decreto legge che sani e risolva questa situazione. Altre strade onestamente non ne vedo".
"Colleghi infami, dovrebbero vergognarsi"
"I colleghi - prosegue il direttore del Giornale - sono degli infami, dovrebbero vergognarsi di quello che stanno scrivendo. Dovrebbero giocare con le loro vite invece che con la mia. Dopo lo scempio fatto dalla casta dei magistrati, e lo scempio fatto dalla casta dei politici, da questa mattina un’altra casta si arruola tra le più vigliacche e modeste: quella dei giornalisti. Salvata la pelle, perché giustamente è stato bocciato quel disegno di legge infame, adesso escono allo scoperto. I giornali questa mattina trasudano odio nei miei confronti, compiacimento per quello che mi è successo e ironia sul fatto che invece di andare a San Vittore probabilmente starò a casa". Sallusti cita espressamente il Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano, la Repubblica e La Stampa. Quest'ultima, aggiunge, "ha fatto una cosa vergognosa, ha pubblicato una mezza pagina raccontando il lusso della presunta casa in cui dovrei andare a trascorrere i 14 mesi di domiciliari.
Hanno salvato la pelle grazie al mio appello al Pdl di far cadere quella legge che avrebbe punito probabilmente anche loro e ora si scagliano con una violenza e una cretineria che non ha pari in nessun giornalismo del mondo".
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