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"Un Casaleggio con Grillo incorporato". Calenda colpito e affondato

Dopo proclami pomposi, il Terzo polo è deflagrato a causa dell’ego del suo aspirante frontman. Un professione di incoerenza, più bravo nell’insultare che nel convincere gli italiani a votare per lui

"Un Casaleggio con Grillo incorporato". Calenda colpito e affondato

L’implosione del Terzo polo rappresenta l’ennesimo capolavoro al contrario di Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo economico si è sempre contraddistinto per una certa incoerenza e per i proclami pomposi, mai seguiti dai fatti. Una grande capacità di attaccare l’avversario – ma anche gli alleati – anche attraverso insulti, ma senza lo stesso talento nel convincere gli italiani a votare per lui e per il suo progetto. Quest’ultimo punto secondo Marco Canestrari è una delle poche differenze che esisterebbero tra il volto di Azione e Gianroberto Casaleggio, fondatore del Movimento 5 Stelle.

“Calenda è un Casaleggio con Grillo incorporato”

Secondo il blogger, Calenda è una sorta di Casaleggio con Grillo incorporato. I due condividono la formazione manageriale, l’incapacità di governare le organizzazioni politiche e una spropositata sicumera. E proprio come Grillo, l’aspirante statista capitolino ha gestito la sua comunicazione tra insulti, un uso della giustizia alquanto discutibile e un atteggiamento autoritario. Da qui la rottura con Italia Viva, dovuta a un atteggiamento dispotico riassumibile in: “Ho deciso così, quindi ho ragione”. E, ancora, un grave errore accomuna Casaleggio e Calenda: la gestione di un partito come un’azienda, dove i dipendenti sono chiamati esclusivamente ad eseguire gli ordini.

Azione sul viale del tramonto

Ma c'è anche un’altra differenza tra il fondatore del Movimento e Calenda, altrettanto lapalissiana: i 5 Stelle hanno raccolto milioni e milioni di voti, mentre Azione ha sempre avuto un ruolo marginale ad eccezione delle comunali di Roma, dove comunque è arrivata una sconfitta con tanto di esclusione dal ballottaggio. I romani hanno preferito la Raggi, per intendersi. Inoltre, la gestione del partito fa acqua da tutte le parti e non esiste una visione strategica. Emblematico quanto accaduto nel pieno della campagna elettorale delle Politiche: nel giro di poche ore ha cambiato alleato, passando dal Partito Democratico di Enrico Letta a Italia Viva di Renzi. Due progetti molto diversi, inconciliabili: testimonianza della capacità di cambiare idee in base alla convenienza.

Ma questo è solo uno dei migliaia di esempi dell’incoerenza calendiana, venuta a galla anche negli ultimi giorni: basti pensare agli attacchi frontali riservati alla Leopolda, dopo aver speso parole al miele e sviolinate dal palco della convention renziana nel 2015.

A prescindere dalle solite esternazioni superbe e gonfie, la fine del Terzo polo rischia di rappresentare il viale del tramonto per Azione e per Calenda, così in difficoltà da aprire a un’alleanza con la Schlein. Con tanti saluti a chi sognava di soffiare l'elettorato altrui.

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