Caso Lombardia, Berlusconi stoppa la Lega

Milano«La Lega ha già la presidenza di due Regioni importantissime. È impossibile che il Pdl possa rinunciare anche alla Lombardia» dice Silvio Berlusconi nel colloquio che fa parte del nuovo libro di Bruno Vespa, «Il Palazzo e la Piazza». Il presidente del Popolo della Libertà aggiunge: «Deciderà l'ufficio di presidenza del nostro movimento, ma escludo che si arrivi a una scelta del genere». Il richiamo identitario raggiunge il Pdl in Lombardia in un momento in cui l'elastico è teso, tra la Lega che tira da una parte, con il suo candidato governatore Roberto Maroni, già incoronato da primarie di partito, e Gabriele Albertini che strappa dall'altra, con una fuga in avanti verso la candidatura sostenuta da Roberto Formigoni e componenti civiche, ma non ancora passata al vaglio del Pdl.
L'ex sindaco di Milano, parlando ieri a Omnibus su La7, ha confermato ancora una volta ciò che ha già ripetuto in diverse occasioni. Intende candidarsi con il sostegno di una lista civica, di cui si è fatto anche il nome, «Onestà al potere». Ha aggiunto: «Non posso essere il candidato del Pdl». Albertini ha spiegato di «non frequentare il partito». E ancora: «Se non fossi, come sarò, il candidato di una lista civica con espressioni della società civile che provengono anche da movimenti come quello di Giannino e Montezemolo, non potrei tenere insieme rappresentanti del Ppe italiano come Fli e l'Udc, che non starebbero con un candidato del Pdl».
Un discorso che non è piaciuto ai vertici Pdl. Albertini, come ricorda spesso, possiede la tessera numero 216 del partito. Di più, è un eletto che fa anche parte delle strutture del partito: in Lombardia è responsabile del dipartimento Sicurezza. «Il Pdl non è un autobus su cui salire o scendere in base all'opportunità» dice il coordinatore lombardo Mario Mantovani, che invita l'europarlamentare Pdl («un buon candidato») a sedersi intorno a un tavolo con Maroni, segretario della Lega, Berlusconi, presidente del Pdl, e Alfano, segretario del Pdl.
«Senza il Pdl, e aggiungo anche senza la Lega, in Lombardia è illusorio pensare di poter vincere. Il candidato possiamo sceglierlo con le primarie di coalizione» continua il berlusconiano Mantovani. Ma Albertini ha già detto di rifiutare le primarie di coalizione e continua a invitare la Lega a correre da sola. Un progetto a dir poco diverso.
La candidatura Albertini è spinta da Comunione e liberazione, con cui Albertini è da tempo in buoni rapporti, anche grazie alla frequentazione assidua del collega europarlamentare Mario Mauro. Ottanta personalità tra imprenditori ed esponenti della buona borghesia milanese hanno firmato un appello per sostenerne la candidatura. E anche il gruppo del Pdl in consiglio regionale ha steso un «documento politico» in cui si caldeggia il nome di Albertini.
«Un candidato forte» lo definisce il presidente della Regione, Roberto Formigoni, che ieri ha lanciato un tweet di sostegno alle parole di Berlusconi. Interpretate in modo personale: «Bene. La lezione siciliana di cui avevo parlato ieri è stata capita. Il Pdl sarà unito in Lombardia. Albertini è il candidato e con lui si vince». Insomma, Formigoni ha già scelto con chi stare e c'è chi ipotizza che la componente di Cl possa costituire una lista a sostegno del candidato “civico” Albertini.
Senza contare l'area degli ex An. Un importante esponente del partito in Lombardia fa sapere che «su Albertini siamo anche pronti a rompere e continueremo a sostenerlo anche se si dovesse convergere su un altro nome, come Mariastella Gelmini o Maurizio Lupi» (per altro l'ex ministro e il vicepresidente della Camera continuano a sfilarsi dalla competizione). Difficile dire se alla prova dei fatti lo strappo avverrà davvero, ma certo una candidatura civica, col sostegno della lista Giannino e del Terzo Polo, è già stata testata nei sondaggi e Albertini sarebbe uno sfidante difficile da battere anche per un altro candidato forte quale è il leghista Roberto Maroni.


«Sogno una Lombardia finalmente libera da mafiosi, affaristi e corrotti. Sogno una Euroregione autonoma, anzi, speciale» twitta intanto il segretario della Lega. E risponde a Berlusconi: «I nostri ideali non sono in vendita, e alla fine ride bene chi ride ultimo...».

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