Il Cav e le assoluzioni che condannano i pm

In questo Paese succede anche che per sette anni il presidente del Consiglio in carica venga tenuto sotto scacco dalla magistratura con un processo che alla fine è risultato palesemente infon­dato

Il Cav e le assoluzioni che condannano i pm

In questo Paese succede anche che per sette anni il presidente del Consiglio in carica venga tenuto sotto scacco dalla magistratura con un processo che alla fine è risultato palesemente infon­dato. E può succedere che per questo nessu­no pagherà, nonostante la cosa abbia grave­mente condizionato il corso della politica, infangato il premier e screditato l’immagi­ne dell’Italia nel mondo. È tutto scritto nel­le motivazioni, anticipate ieri dal Corriere della Sera , della sentenza con la quale il giu­dice del tribunale di Milano Francesca Vita­le ha assolto per prescrizione Silvio Berlu­sconi dall’accusa di corruzione dell’avvoca­to David Mills, a sua volta coinvolto nelle vi­cende del lodo Mondadori. Secondo il giu­dice, la prescrizione è colpa dei magistrati che hanno condotto malamente il processo e comunque Berlusconi andava assolto per­ché la presunta prova regina contro di lui non esiste e non è mai esistita.

Centinaia di paginate di giornale, decine di ore di trasmissioni tv di Santoro e compa­gni, infiniti dibattiti. Tutto sul nulla. È stato tutto puro accanimento giudiziario e me­diatico che ha prodotto danni enormi, de­stabilizzato il sistema fino ad alterare l’effet­to della vittoria elettorale del centrodestra. In un Paese normale il pm De Pasquale, grande accusatore, dovrebbe essere messo sotto processo, rimosso dall’incarico e dal­la magistratura. Non accadrà, perché peg­gio della casta dei politici c’è soltanto quel­la delle toghe. Non so se qualcuno dovrà ri­sarcire Berlusconi per ingiusto processo, mi chiedo chi e come potrà risarcire i dodici milioni di italiani che hanno visto anche per questo vanificata la propria scelta.

Siamo scettici perché è già la seconda vol­ta che i pm contribuiscono a far cadere i go­verni Berlusconi sparando colpi che poi si dimostrano a salve. La prima fu nel ’94, con l’avviso di garanzia recapitato al summit di Napoli che si dimostrò poi completamente infondato. Quella lezione non bastò, la cac­cia è proseguita a tutto campo senza scrupo­li e regole. Ora siamo alle riabilitazioni. Quella di ieri è la seconda in pochi giorni, se­gue le dichiarazioni di stima del procurato­re Grasso per l’impegno e i risultati nella lot­ta alla mafia. All’appello mancano le scuse per il caso Ruby, operazione di squallido spionaggio domestico spacciata per inchie­sta giudiziaria.

E poi alla Procura di Milano non sorrideranno più gonfi di boria, esatta­mente come è capitato a Sarkozy (e presto capiterà alla Merkel), che a differenza di Berlusconi non se ne è andato spontanea­mente ma è stato cacciato dagli elettori. Per ora dobbiamo accontentarci di magre con­solazioni. Ma domani chissà.

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