Interni

"Non c'è un'invasione". Ma il rapporto dei vescovi sui migranti non dice tutto

Nel rapporto Migrantes si sottolinea come l'Italia abbia una media di richiedenti asilo, in rapporto alla popolazione, inferiore rispetto al resto d'Europa. Ma i problemi per il nostro Paese arrivano dagli sbarchi

"Non c'è un'invasione". Ma il rapporto dei vescovi sui migranti non dice tutto

In occasione della presentazione dell'annuale rapporto Migrantes sull'immigrazione in Italia e in Europa, la Cei ha voluto in qualche modo ridimensionare le attuali preoccupazioni sulla sicurezza. Preoccupazioni molto latenti all'interno dell'opinione pubblica, soprattutto perché l'anno in corso sta facendo registrare numeri molto elevati di sbarchi e di attraversamenti irregolari del nostro confine.

La Cei ha voluto sottolineare come il rapporto tra popolazione e richiedenti asilo nel nostro Paese non è tra i più alti in Europa. Da qui dunque il richiamo ad evitare allarmi ritenuti eccessivi sulla sicurezza. Tuttavia, gli stessi numeri della Cei e del rapporto Migrantes hanno mostrato altri aspetti del fenomeno migratorio che in qualche modo spiegano perché il tema della sicurezza e degli sbarchi è così sentito.

I numeri del rapporto Migrantes

Nel valutare complessivamente l'immigrazione in Italia e in Europa, il rapporto Migrantes ha raccolto i dati europei sui richiedenti asilo. È qui che emerso come il nostro Paese ha una media di richiedenti asilo inferiore, in rapporto alla popolazione, rispetto al resto dell'Unione Europea.

Alla fine del 2021 – si legge nel rapporto – prima dello scoppio della guerra in Ucraina, i rifugiati in Italia erano in totale 145mila, mentre la Francia ne ospitava già mezzo milione e la Germania 1.256.000”. Non solo, ma quanto all'incidenza sulla popolazione “la Grecia già sosteneva un carico multiplo rispetto a quello italiano – si legge – quasi 12 rifugiati ogni mille abitanti contro i nostri due o poco più”.

Sempre nel 2021 – prosegue il rapporto – se l'Italia ha registrato 45.200 richiedenti asilo per la prima volta, la Germania ne ha registrati 148.200, la Francia 103.800 e persino la Spagna ne ha ricevuti di più, 62.050”.

Il problema degli sbarchi

Dunque, secondo la Cei queste cifre forniscono uno spaccato di come il nostro Paese, nel contesto europeo, non sia quello più colpito dal fenomeno migratorio. E quindi, di conseguenza, non esiste alcun allarme sicurezza, alcun allarme invasione e né tanto meno un allarme più generale sul tema immigrazione.

Tuttavia il numero dei richiedenti asilo è solo una parte del problema. Se è vero che l'Italia ha meno richiedenti di Germania e Francia, i cui mercati del lavoro attraggono molte persone soprattutto da est, è altrettanto vero che il nostro Paese è soggetto all'arrivo di migliaia di migranti irregolari via mare. Il fenomeno degli sbarchi ha coinvolto nel 2022 soprattutto le nostre coste.

L'anno sta per chiudersi con la soglia psicologica dei centomila migranti sbarcati irregolarmente in Italia pronta a essere superata. Nel 2021 ci si è fermati a 67mila, cifra già alta se paragonata al 2020, quando sono sbarcati poco più di 30mila migranti.

Una situazione che ha provocato un aumento anche del numero di persone entrate nel circuito dell'accoglienza, già quasi saturo e fortemente provato. E questo è stato certificato dalla stessa Cei. “Alla fine di ottobre 2022 – si legge nel rapporto Migrantes – si trovavano in accoglienza in Italia 103.161 fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Alla fine del 2021, dopo anni di discesa, si era toccato il minimo dal 2017, con appena 78.421 persone accolte”.

Ben si comprende quindi come mai il problema relativo alla gestione del fenomeno migratorio è così avvertito soprattutto all'interno dell'opinione pubblica.

Il continuo aumento degli sbarchi rischia di incidere e non poco sul sistema di accoglienza e quindi anche sulla sicurezza.

Commenti