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Cgil suona l'inno Urss tra le risate di Landini "Si dimetta subito"

Canti e pugni chiusi al congresso di Bologna "Un errore materiale". Ira del centrodestra

Cgil suona l'inno Urss tra le risate di Landini "Si dimetta subito"

Circolo Arci San Lazzaro di Savena, metà gennaio del 2022, congresso della Cgil per il segretario bolognese. A risultato acquisito (viene eletto Michele Bulgarelli), risuona in sala l'inno sovietico. Nessuno sdegno, e anzi applausi e pugni chiusi, con Maurizio Landini, segretario generale, che partecipa volentieri al revival. E scappa più di qualche sorriso. Non sono immagini d'epoca proiettate su un muro: è contemporaneità sindacale. Tutto sembra scorrere senza patemi, almeno da parte cigiellina. Poi in serata il filmato inizia a circolare in rete. No, non è tutto consueto. Fratelli d'Italia inizia a chiedere le dimissioni di Maurizio Landini. Quantomeno in caso di nessun chiarimento. «Chiedo a chi vede queste immagini, se trova normale che al congresso della Cgil si festeggi con l'inno dell'Urss. E Landini, presente, non dice nulla. Poi chiediamo pure da che parte stanno verso il governo Meloni», afferma Galeazzo Bignami, bolognese e viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti. «Un'offesa alle tante vittime del popolo ucraino che combattono per la libertà. E Landini, che era presente all'evento, ne prenda immediatamente le distanze», osserva il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. Pure il senatore Lucio Malan, sempre di Fdi, dice la sua: «Landini chiarisca o si dimetta. È inaccettabile che l'elezione del nuovo segretario della Cgil di Bologna, alla presenza dello stesso Landini, sia salutata dalle note dell'inno sovietico». E ancora: «La Cgil festeggia con inno all'URSS il proprio congresso. Un errore materiale si giustificano dopo essere stati beccati. Un orrore materialista sarebbe stato più opportuno dire parlando della Russia comunista», annota via Twitter Giovanni Donzelli, parlamentare meloniano e responsabile dell'organizzazione della formazione nata nel 2012. Sì, perché dal sindacato, peraltro a distanza di quasi un giorno, tentano la via della giustificazione: «Tra le diverse operazioni di voto, prima dell'elezione della segreteria, dalla regia è stato confuso l'inno sovietico con l'Internazionale. Le polemiche scaturite in seguito a questo mero errore materiale non possono far dimenticare la posizione della Cgil sulla guerra, posizione nota e contenuta in tutti i nostri documenti», fanno sapere da Bologna. Definirla spiegazione sarebbe generoso. Più di qualcuno, tra i parlamentari di centrodestra, lascia intendere di non credere affatto alla versione presentata. Il leader della Lega, vicepremier e ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini posta il video dell'accaduto e commenta: «Congresso Cgil a Bologna, e vai con l'inno dell'Unione Sovietica! Nostalgia portali via». Anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ne fa pure una questione d'attualità: «Un'offesa implicita - dichiara - anche a chi sta combattendo per la libertà in Ucraina. Condanniamo severamente ogni forma di estremismo soprattutto in ambienti che dovrebbero rappresentare organizzazioni sindacali a difesa dei diritti e doveri di tutti i cittadini, a prescindere da colori di partito». In relazione all'Ucraina, i cigiellini replicano appunto che la loro posizione sul conflitto scatenato da Putin è «nota». Sarà. L'ex segretaria Susanna Camusso, ora Pd, ha chiesto lo stop all'invio di armi in Ucraina pochi giorni fa.

E di «nota» per ora c'è la sensazione che la Cgil faccia fatica a sganciarsi da certi ideologismi e certe ritualità, adesso anche musicali.

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