Che legnata le ferie in Italia Sono le più salate d'Europa

RomaUn Belpaese dal conto un po' salato. L'Italia ha molto da offrire a quanto decidono di visitarla, ma tanta bellezza ha un costo. Le vacanze nello stivale sono infatti del 10 per cento più care della media europea quanto a hotel e ristoranti, e il livello raggiunto dai prezzi nel 2013 ci assegna il titolo di meta mediterranea più costosa del vecchio continente.
Lo sottolinea uno studio di Coldiretti, che elaborando i dati Eurostat dello scorso anno mette in rilievo come il caro-vacanze, in tempo di crisi, freni il volano del turismo in Italia. Per cento euro spesi in camere d'albergo e ristoranti o bar, come media europea, in Italia se ne spendono 110, contro i 67 del Montenegro (il Paese più a buon mercato), i 74 euro della vicina Croazia, i 77 del Portogallo e i 78 della Turchia. Più competitive, quanto ai costi, anche la Grecia (88 euro) e la Spagna (91).
E proprio i «cugini» iberici sono balzati in vetta nella classifica delle mete preferite tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (e al terzo posto assoluto come destinazione turistica mondiale), con una crescita del 4 per cento. L'Italia è comunque al secondo posto (e quinto assoluto) nonostante il segno negativo nelle percentuali degli arrivi, scesi nel 2013 del 4,3 per cento, soprattutto a causa di una flessione del mercato interno (l'8 per cento degli italiani ha «tradito» i patri lidi per le vacanze), con gli arrivi di turisti stranieri (48,6 milioni lo scorso anno, in calo dello 0,2 per cento) sostanzialmente stabili rispetto all'anno precedente.
Non sorprende, dunque, che quest'estate chi opta per le vacanze in una località nazionale valuti anche sistemazioni alternative agli hotel, scelti comunque dal 28 per cento degli italiani. Uno su cinque, però, preferisce affittare una casa, sette su cento optano per villaggi turistici o bed&breakfast, mentre l'agriturismo (in italia sono circa 17mila) è la scelta d'elezione per il 3 per cento dei vacanzieri: un dato in aumento, come in aumento sono anche gli stranieri che scelgono il turismo rurale nel nostro Paese. Che, quanto a potenziale di accoglienza, al di là dei prezzi, in Europa non teme confronti: siamo primi per capacità ricettiva, quarti al mondo dietro Usa, Cina e Giappone. Le strutture ricettive nel 2012 erano 157.228, 33.728 gli hotel (quasi la metà classificati tre stelle: i cinque stelle sono meno di 400), 25mila i B&B, 73mila gli «alloggi in affitto».
Certo, non tutto funziona alla perfezione ma, rispetto ai concorrenti mediterranei, l'essere più cari ha un contraltare nell'offerta di arte e cultura del nostro Paese. Senza nulla togliere al Montenegro, non è un caso che il 45 per cento dei turisti stranieri che ci scelgono arrivino in Italia attratti soprattutto dalle città d'arte. Un settore nel quale siamo competitivi anche come prezzo, visto che siamo più cari degli Stati affacciati sul Mediterraneo (tranne la Francia), ma solo ottavi tra i partner Ue. Roma, Firenze, Venezia, Milano e Napoli «pesano» insomma più delle pur bellissime spiagge nei bilanci del nostro turismo, anche se arrivi e presenze dall'estero nelle nostre località di mare sono in crescita (rispettivamente del 3 e del 2,7 per cento) negli ultimi anni in misura maggiore rispetto al turismo «cittadino» (arrivi +1.5 e presenze +1.2 nel 2012).


Se poi non fossimo i primi a remare contro - come sembrano testimoniare i frequenti casi di monumenti e musei che restano chiusi per assemblea sindacale - le cifre del turismo italico potrebbero essere anche più lusinghiere.

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