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Chi ha paura del presidenzialismo?

La sinistra non stravede per l'elezione diretta del Capo dello Stato. Renzi nicchia. Il Nuovo centrodestra dice sì

Chi ha paura del presidenzialismo?

Che Berlusconi veda il presidenzialismo come la "riforma istituzionale" più importante del paese è cosa nota. Oggi lo ha ribadito presentando la sua proposta di referendum sull’elezione diretta del Capo dello Stato. All'inizio di maggio in una lettera al Corriere spiegò che "senza il presidenzialismo l'intero progetto di riforme rischia di essere solo un castello di carte". Il messaggio era rivolto al suo principale interlocutore, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, con cui mesi fa il Cavaliere ha fatto un accordo per la riforma elettorale e l'abolizione del Senato. Ora Berlusconi rilancia, con una proposta di riforma che mira a bilanciare i poteri istituzionali, sottolineando che allo stato attuale "la funzione del Presidente della Repubblica travalica la Costituzione".

L'elezione diretta del Capo dello Stato può essere il punto d'incontro per il rilancio dell'alleanza dei moderati. Allo stato attuale non c'è ancora una piattaforma comune, ma è nota l'intenzione del Nuovo centrodestra di procedere su questa strada. Nello specifico il Ncd pensa al semipresidenzialismo, con l'idea lanciata da Gaetano Quagliariello e dal professor Giovanni Guzzetta, famoso in passato per le battaglie sui referendum elettorali per introdurre il maggioritario. L'insegna del presidenzialismo può diventare il collante per il futuro centrodestra. Ovviamente la riforma sarà più semplice da realizzare con l'appoggio del centrosinistra (almeno in parte). Renzi potrebbe anche accettare, perché sa bene che senzail sostegno del centrodestra difficilmente riuscirà a portare a casa le riforme da mesi sbandierate. E se queste dovessero saltare sarà difficile dare tutta la colpa all'opposizione senza assumersene la responsabilità.

Ma Renzi cosa pensa del presidenzialismo? Ne ha parlato oggi Berlusconi, nella conferenza stampa con cui ha presentato il suo progetto: "Anche il presidente Renzi in un’intervista ha detto: Il sistema semipresidenzialista è un punto di riferimento di larga parte della sinistra. Io ho avuto modo di accennarne a Renzi in due occasioni e lui non ha escluso, ha detto forse non è il momento adesso". Il premier ha fatto capire che "se ne può parlare". L'aveva già detto a inizio maggio (dopo la citata lettera di Berlusconi al Corriere), chiarendo subito una cosa: "Non prima della riforma del Senato". Sa bene che il presidenzialismo è amato più a destra che a sinistra, e che nel suo schieramento c'è ancora chi ha paura dell'uomo forte, con la convinzione, malcelata, che un presidente eletto possa trasformarsi in un dittatore. Quella stessa paura (allora più giustificata) che fece scegliere ai padri costituenti la repubblica parlamentare. Oggi certi timori possono essere visti in modo diverso, tenendo anche conto del fatto che alcune grandi democrazie occidentali sono rette da sistemi presidenziali e non hanno alcun deficit democratico.

Se corredato dai giusti pesi e contrappesi il sistema presidenziale può rafforzare la democrazia. Ovviamente bisogna fare una riforma con la testa, senza trascurare nulla. E senza dimenticare che, in piccolo, una forma di presidenzialismo in Italia esiste già, grazie all'elezione diretta dei sindaci, con un sistema elettorale che, dopo 21 anni dalla sua introduzione, ha dimostrato di essere uno dei più efficaci, garantendo la governabilità dei Comuni senza venire meno alla rappresentatività.

E soprattutto assicurando l'alternanza, sale della democrazia.

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