"Chi perde non può fare scissioni". La memoria corta della Schlein

La nuova paladina del mondo dem dimentica il suo addio al partito nel 2015: “Non posso più tenere questa tessera in tasca”, il suo j’accuse

"Chi perde non può fare scissioni". La memoria corta della Schlein

Nuova paladina della sinistra, Elly Schlein è pronta a dire la sua nella corsa alla segreteria del Partito Democratico. La politica di Lugano può contare sull’appoggio di volti di spicco del mondo dem in vista del testa a testa con il “superiore” Stefano Bonaccini. “Domani (oggi, ndr) prenderò la tessera del Pd a Bologna”, l’annuncio ai microfoni di Che tempo che fa: “Non intendo fare una nuova corrente, non offro posti, e non mi siederò a trattare sulle liste con i capibastone e i capicorrente locali. Bisogna ridare voce alla base, perchè senza la base scordiamoci le altezze”.

La visione della Schlein non è sovrapponibile a quella di Bonaccini e per questo motivo è impossibile un ticket. “Io vorrei mettere al centro le questioni dimenticate: innanzitutto il precariato, dimenticato dal governo Meloni e di cui la destra non parla mai, così come l'emergenza climatica e le diseguaglianze territoriali”, le aspirazioni dell’ex attivista di "OccupyPd", la mobilitazione dei giovani dem che portò all'occupazione di diverse sedi del partito nel 2012. Ma nel dialogo con Fazio è un’altra la dichiarazione che fa riflettere: "Se dovessi perdere, non lascerò il Pd e non vedo rischi di scissione". Nessun pensiero profondo, sia chiaro. Fa pensare l’incoerenza della Schlein, convinta che quanto accaduto nel 2015 possa essere dimenticato.

Elly Schlein, professione smemorata

Sette anni fa, infatti, Elly Schlein lasciò il mondo dem di punto in bianco.“Il Pd non esiste più”, parole datate 8 maggio 2015. In un lungo, lunghissimo post pubblicato su Facebook, la candidata per il dopo-Letta spiegò i motivi del suo abbandono, legato indissolubilmente all’addio del “maestro e amico” Pippo Civati, sconfitto due anni prima alle primarie da Renzi.

“È troppo tempo che non mi riconosco più in nulla di quello che fa questo governo”, l’analisi della Schlein in riferimento all’esecutivo guidato dall’attuale leader di Italia Viva: "Vale la pena di lottare dentro al partito finché c'è il partito, ma io temo che il partito non esista più e si sia trasformato in un'altra cosa, molto diversa da quella cui avevamo entusiasticamente aderito e da ciò che era nato per essere, perno della sinistra che vogliamo".

Nessuna scissione, sia chiaro. Ma l’incoerenza è palese. Anziché provare a cambiare le cose dall’interno, valigia in mano e tanti saluti. Tessera strappata in pochi secondi.

Quella stessa tessera che oggi sventola con orgoglio. Sette anni dopo i fatti la Schlein la pensa in maniera diversa, evidentemente, ma le contraddizioni sono visibili ad occhio nudo. Peccato che Fazio non abbia aperto bocca…

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