Nemmeno vecchie pantegane di cronaca come noi, che in mezzo secolo hanno visto ogni sorta di orrori, riescono a recuperare un minimo di freddezza per capire cosa spinga esseri umani a organizzare una strage di ragazzine, solo per caso contenuta nel numero delle vittime. Né ci viene in soccorso l’esperienza,supportata dal cinismo imposto dal mestiere, per ipotizzare chi possa avere compiuto l’attentato davanti alla scuola professionale di Brindisi. Ciascuno dice la sua: sarà la Sacra corona unita, cioè la mafia locale, o saranno forse gli anarchici, che già si sono distinti a Genova gambizzando un dirigente dell’Ansaldo, o un gruppo di terroristi di recente conio, assassini esordienti e imitatori feroci dei loro antenati brigatisti e affini? Mah! Lo scopriranno, ci auguriamo, gli investigatori. Chiunque abbia commesso il delitto, confessiamo il desiderio di guardarlo in faccia, cercare nei suoi occhi il perché di tanta crudeltà, superiore alla nostra immaginazione. Come gli sarà venuto in mente di progettare l’uccisione di adolescenti con gli zainetti pieni di libri e di sogni indefiniti ma ricchi di suggestioni?Mentre confezionava quell’ordigno, un po’ casereccio ( tre bombole)e un po’ tecnologico ( un timer sofisticato), e lo piazzava sul muretto dietro un cartellone pubblicitario, non avrà pensato a quello che la sua azione avrebbe provocato, ai corpi straziati, alle vite in germoglio stroncate, alle grida dei feriti, al sangue sparso sull’asfalto? Possibile che nella sua testa bastarda non gli sia balenata l’idea di quanto sarebbe accaduto dopo lo scoppio? Non esistono ideologie, scopi e motivazioni che non dico giustifichino, ma spieghino un piano omicida di questo tipo, nel quale si scorge solo la traccia della malvagità pura e gratuita, il piacere di ammazzare, di godersi lo «spettacolo» della morte che si porta via un bocciolo di donna, Melissa Bassi, sedici anni, che stava raggiungendo la classe dove, con le compagne, coltivava la speranza - massì, ingenua - di diventare al termine del corso una creatrice di moda. L’attentatore (o gli attentatori) ha dimostrato di non avere neppure una coscienza di classe: non ha colpito una scolaresca borghese, chessò, un liceo classico vivaio di ricchi in erba o potenziali, ma un istituto professionale frequentato, com’è ovvio,da figli di gente modesta che ambisce ad assicurare loro un futuro decoroso, niente più, niente università, nessuna chimera, solo un posto di lavoro. Ciò rende tutto più odioso. Prendersela con povere giovinette, praticamente bambine: non credo sia opera della mafia, che è fatta sì di individui spietati, ma non cretini, comunque attenti a evitare di essere disprezzati, almeno nel proprio ambiente. Qui,invece,l’identikit dell’assassino fa ribrezzo, delinea il profilo di un uomo ripugnante che, se fosse arrestato, avrebbe difficoltà a sopravvivere in carcere, la cui popolazione, per quanto di criminali, a proprio modo, ha un codice d’onore. Già.
Anche nella scala dei disvalori c’è chi sta su e chi sta giù, in fondo, nella zona più buia dove non c’è posto per lapietà.Se l’omicida di Brindisi ha una attenuante, questa va ricercata nei luoghi del cervello devastati dalla pazzia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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