Elezioni Amministrative 2012

Choc a Como: sinistra avanti nel feudo Pdl

Le liti nel partito regalano al candidato del Pd la possibilità di vincere. Il centrodestra paga gli errori della giunta Bruni

Choc a Como: sinistra avanti nel feudo Pdl

nostro inviato a Como

La cartolina strappata del lungolago. Il Pdl spaccato come un melone, con due candidati usciti dalla faida delle Primarie. E la crisi generale del centrodestra. Era facile prevedere che Como, storico bastione moderato e poi azzurro, avrebbe dato uno spintone alla giunta uscente del sindaco Stefano Bruni. E puntualmente lo scossone, anzi il terremoto, è arrivato. Il candidato del centrosinistra Mario Lucini, geologo cinquantatreenne di antica scuola democristiana e poi margheritina, viaggiava a tarda sera su percentuali vicine al 30 per cento, fantascienza per questa terra. Dietro, Laura Bordoli, commercialista senza passato catapultata dalla diarchia La Russa-Formigoni a difendere la bandiera sciupata del Pdl, arrancava sotto il 15 per cento. Anche se, va detto, l’esasperante lentezza con cui le schede vengono scrutinate, rende tutti i numeri ballerini.
Saranno probabilmente loro due, Lucini e la Bordoli, a giocarsi la poltrona di primo cittadino fra due settimane. Ma certo, il geologo, capogruppo uscente del Pd in Consiglio comunale, parte favorito. La Bordoli ha perso per strada tutta la componente liberal, e non solo quella, che si è coagulata intorno all’assessore alla Cultura della giunta Bruni Sergio Gaddi, artefice e curatore di una collana colorata di mostre di straordinario successo, da Magritte a Brueghel, che dal 2004 ad oggi hanno portato a Como qualcosa come ottocentomila visitatori. E questo mentre la città sprofondava nel ridicolo del nuovo lungolago, un capolavoro di insipienza, con un muro che ha ostruito la vista dell’acqua, ha irritato la popolazione, ha sfregiato il territorio con un cantiere di cui non si vede la fine ed è finito fra gli sberleffi sui giornali di tutto il mondo.
Gaddi, che si è presentato con la lista Forza cambia Como, ha intercettato il 7-8 per cento dei consensi. Un bottino apprezzabile che forse costringerà il partito, che Alfano e Berlusconi vogliono ridisegnare, a ripensare anche gli equilibri locali. «Quando mi sono candidato - spiega al Giornale Gaddi - Berlusconi non mi ha scomunicato, segno che forse il mio disagio e la mia esperienza non erano poi da buttare. In ogni caso, la catena di eventi che ho personalmente curato credo abbia restituito un profilo alto alla città di Como e ha dato fiato all’economia in crisi. Purtroppo, va riconosciuto con onestà, anch’io resto in qualche modo intrappolato nel fiasco planetario del lungolago che l’opinione pubblica addebita ovviamente non solo al sindaco ma a tutta la giunta».
Como è arrivata al voto stremata dalla saga del muro alzato, tagliato, corretto e diventato un monumento allo spreco da 20 e passa milioni di euro. Ai blocchi di partenza si sono presentati ben 16 candidati, un record di frammentazione con liste per tutti i gusti e tutti i palati. I quotidiani nazionali hanno sottolineato che nella babele politica cercava di farsi largo anche un grande difensore della Sampdoria, della Juve e della Nazionale degli anno Ottanta e Novanta come Pietro Vierchowod, protagonista di una lista dal grondante nome «Quel faro del lago di Como». La lampadina, però, non si è accesa. Meglio ha fatto la Lega, che nel capoluogo non è mai stata forte, e che con Alberto Mascetti si attesterebbe intorno al 7-8 per cento; discrete anche le performance dell’ennesima lista civica, capeggiata dal bancario Mario Molteni, e i No logo di Alessandro Rapinese, una sorta di grillino lontano da Grillo, arrivato ad un sorprendente 8-9 per cento.
Comunque vada a finire, Como volta pagina. E archivia senza rimpianti il decennio del ciellino Bruni che, pure, nel 2007 era stato riconfermato al primo turno con uno straripante 56 per cento dei voti. Altri tempi. «Non è ancora fatta, sono prudente, come Hollande prima del ballottaggio - nicchia Lucini - certo, se vincerò, m’impegnerò perché si trovi una soluzione e una via d’uscita al pasticcio del lungolago.

E voglio risvegliare Como dal sonno in cui è sprofondata».

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