Ci mancava solo la lottizzazione dei saggi al governo

Scelti dieci "esperti" bipartisan: sei per l'emergenza economica, 4 per le riforme

Roma - Tre Pd, due Pdl, un montiano, con quattro tecnici. Giuristi, avvocati, professori. Sono i saggi «lottizzati», scelti dal presidente della Repubblica per definire le priorità del Paese e un programma comune per i partiti ancora in stallo. Due gruppi: gli istituzionali e gli economisti. Fuori il Movimento Cinque Stelle. Saggi e grillini sono due parole che evidentemente non possono stare insieme per Napolitano.
La soluzione pensata dal capo dello Stato nell'ultima notte disponibile prima di cadere nel baratro di una Pasqua senza barlumi di idee prevede così di consegnare nelle mani di dieci persone i fili delle impossibili trattative tra le forze e politiche. Tutti uomini, nessuna donna, manca il contributo femminile. Dieci uomini del presidente. Al loro referente dovranno rispondere in tempi si spera rapidi, e con piani condivisi.
La saggia spartizione vede così da oggi, al lavoro fianco a fianco, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante, Mario Mauro e Valerio Onida, per citare i quattro moschettieri impegnati sul fronte istituzionale. Tra i sei economici, non c'è una divisione politica così netta, ma più sfumata, per aree di contiguità. Con due parlamentari. Questo tavolo fino agli ultimi minuti sembrava dovesse essere guidato dal presidente della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni. C'è un saggio di via Nazionale nel gruppo economico, ma è Salvatore Rossi, componente del direttorio. Lo affiancano lo statistico Enrico Giovannini, direttore dell'Istat, il cui nome era addirittura circolato, tra gli altri, come possibile premier traghettatore, e Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust, successore di Antonio Catricalà, chiamato nel governo da Monti. Non senza polemiche: Italia dei valori e Sel, in particolare, avevano criticato il nuovo nominato, vicinissimo «al presidente del Senato Renato Schifani». Ma a ben vedere il Pd non aveva protestato affatto. Infine, il quarto tecnico è il ministro montiano degli Affari europei, già giudice della Corte di giustizia europea, Enzo Moavero. Ai professori si aggiungono due eletti: Giancarlo Giorgetti, anima economica della Lega, l'uomo del retropalco, molto accreditato anche al di fuori del partito, e il senatore Filippo Bubbico, del Pd, i due presidenti delle commissioni speciali di Camera e al Senato.
Tornando agli istituzionali, per il Pdl c'è dunque l'ex vice capogruppo al Senato Quagliariello. Professore di Storia dei partiti politici alla Luiss e fondatore della Fondazione Magna Carta, Quagliariello è da sempre una delle voci più dialoganti e moderate del Pdl. Gli farà da contraltare l'ex presidente della Camera e della Commissione antimafia Luciano Violante, già giudice e giurista, da sempre aperto al confronto, soprattutto nella sua materia, con il centrodestra. Dalle ultime elezioni è invece montiano e centrista l'ex Pdl Mario Mauro, senatore con Scelta civica, che arriva da una lunghissima esperienza al Parlamento europeo, di cui è stato vicepresidente. Il secondo saggio di area di sinistra è Valerio Onida, ultimamente impegnato in politica con la candidatura alle primarie del Pd per l'elezione a sindaco di Milano. Ma soprattutto ex presidente della Corte costituzionale.
La scelta di Napolitano di nominare dieci uomini ha creato qualche polemica.

La più rapida a cogliere l'anomalia è l'ex onorevole del Pd Paola Concia: «Il Parlamento con il più alto numero di donne nella storia accetta che ci siano solo uomini?». Ironica Alessandra Mussolini: «Quindi, in Italia non esistono donne sagge». «Manca clamorosamente - bacchetta la consigliera nazionale di Pari opportunità Alessandra Servidori - la presenza femminile».

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