Non è la prima volta e, molto probabilmente, non sarà l’ultima. La strana idea di democrazia targata Francesca Albanese prevede alcuni parametri tanto chiari quanto estranei al normale dibattito democratico. In caso di opinione contraria e avversa, la relatrice speciale dell’Onu si è resa protagonista di attacchi sconsiderati e personali contro i propri interlocutori. Nulla di particolarmente offensivo ma, allo stesso tempo, un modus operandi che sicuramente non aiuta il dibattito sulla questione in Medio Oriente, sulla quale lei è specializzata.
L’ultima invettiva della studiosa riguarda sempre il ruolo di Israele a Gaza ma ha un nome e un cognome: Paolo Mieli. Il giornalista ed ex direttore del Corriere della Sera è finito metaforicamente nel mirino della relatrice per avere pubblicato un post ritenuto teoricamente sbagliato dall’Albanese. Il giornalista aveva ipotizzato che Israele potesse liberare Barghouti solo in un momento strategico, magari proprio quando avrebbe assunto un ruolo nel futuro stato della Palestina. Da qui la replica piccata dell’Albanese che, tramite i propri profili social ufficiali, ha tenuto a far sapere la propria opinione.
La relatrice ha prontamente rilanciato un post di uno scrittore malese che definiva Mieli “colonialista” e “complice morale”. Complice magari del genocidio o della drammatica situazione a Gaza, questo non è dato saperlo. Non è la prima volta che l’Albanese attacca chi non la pensa esattamente come lei sulla polveriera in Medio Oriente.
Giova ricordare un episodio sul quale si è molto discusso nel quale si vede proprio la relatrice che fugge dallo studio di “In Onda”, abbandonando il dibattito nel momento in cui veniva citata Liliana Segre. Le scuse, in quel caso, erano arrivate.