Com’è conservatrice la sinistra televisiva (e non solo quella)

Contro la Tav, il Cavaliere, Wall Street e ogni riforma Nel programma della Guzzanti tutte le idee dei radical chic

Com’è conservatrice la sinistra televisiva (e non solo quella)

Per anni la sinistra ha raccontato che solo la... sinistra è capace di produrre buona televisione. I modelli vincenti, secondo il dogma, sono la Raitre di Angelo Guglielmi e la Raitre di Paolo Ruffini. Ora che quest’ultima è stata trapiantata a La7 (e altrove) i conti non tornano. Né sul piano degli ascolti, né sul piano della qualità. Serena Dandini è scivolata nell’irrilevanza, Daria Bignardi corre lo stesso rischio, Luisella Costamagna ha fatto un buco nell’acqua (su Raitre). Gad Lerner prima e Corrado Formigli poi non sono mai decollati. L’altroieri ha debuttato lo show di Sabina Guzzanti, Un due tre stella, con ascolti non entusiasmanti, in linea con quelli di La7. Gli spettatori di queste trasmissioni sono sempre gli stessi e oscillano intorno al milione, con qualche picco verso l’alto o il basso, più spesso verso il basso. Diverso il caso di Michele Santoro: anche il suo Servizio pubblico stenta ma sconta la novità di andare in onda su un network di canali locali, cui si è aggiunta Sky.

Il vero problema, però, non sono gli ascolti ma la sensazione che prova il telespettatore non appena si sintonizza: un gelo catacombale. È come entrare nella macchina del tempo e tornare agli anni Novanta. Eppure in Italia sono cambiate molte cose, in politica e nel costume. La sinistra televisiva, incarnata al meglio e al peggio da Sabina Guzzanti, si rivela tenacemente conservatrice, a partire dai format. Un due tre stella ricorda The Show Must Go Off che ricorda Le Invasione Barbariche che ricorda Robinson che ricorda...

Le stagioni passano ma loro, i conservatori di sinistra, restano sempre uguali. Non si sono accorti che c’è un governo tecnico, voluto dall’Europa e battezzato non dagli elettori ma dal presidente Giorgio Napolitano. Sabina Guzzanti, e quelli come lei, ancora ripetono la solita litania anti-Cav, vecchia di vent’anni: il conflitto d’interessi, i processi, la legge Gasparri.

La sinistra conservatrice, poi, si batte per tutele e garanzie, che a volte sono privilegi, e rifiuta in partenza innovazione, meritocrazia e concorrenza. Perché? Perché il mercato è cattivo, la finanza è crudele, le banche sono associazioni a delinquere. A ulteriore conferma, la Guzzanti ha chiamato Michael Moore, un altro spettro del passato. Da brividi.

La sinistra conservatrice si sente migliore, e fa la morale agli altri. In Un due tre stella il senso di superiorità antropologica ha trovato sfogo nell’imitazione di una fantomatica deputata del centrodestra che, pur essendo oca e ignorante, è arrivata dove è arrivata grazie ai calendari, alle fiction, alla bellezza. Ecco, questa è la destra secondo l’intellighenzia.

La sinistra conservatrice è antimoderna. Si oppone alla Tav in nome della democrazia e della libertà dei cittadini di scegliere il destino del proprio territorio, dimenticando che non c’è nulla di antidemocratico nella decisione, votata in Parlamento, di procedere coi lavori e neppure nell’esproprio delle proprietà, previsto dalla Costituzione; rifiuta la riforma del lavoro senza neppure stare a sentire cosa c’è sull’altro piatto della bilancia (ammortizzatori e crescita); fa le barricate per difendere tutto ciò che è pubblico in campo culturale: senza chiedersi se un’arte pesantemente finanziata dallo Stato sia o meno un ostacolo alla libertà degli artisti stessi.

La sinistra conservatrice ruba la scena al Partito democratico e vince le primarie, tenendolo così in ostaggio. Istruttiva è stata l’intervista della Guzzanti a Stefano Fassina, responsabile economico del Partito democratico (e tutt’altro che liberista). Il politico è stato costretto a spiegare la necessità di costruire la Tav e di ripianare il debito pubblico, la vera zavorra che affonda l’Italia. Di fronte alle obiezioni della conduttrice e dei suoi ospiti, Fassina ha cercato di opporre resistenza, ripetendo vanamente: «Mi sembra demagogia» e «Ho informazioni diverse». Forse avrebbe voluto mandare tutti a quel paese ma non poteva permetterselo.

La sinistra conservatrice è no-Cav, no-Tav, vuole occupare Wall Street e anche il Teatro Valle. Si oppone al cambiamento della scuola, della magistratura, della Costituzione.

Però non sa cosa proporre in alternativa, se non il solito statalismo. Per questo i sedicenti eroi della libertà d’informazione, ora che non possono nemmeno spacciarsi per martiri, mandano in onda soltanto la propria inutilità. E non è un bello spettacolo.

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