Le ultime iniziative della Coldiretti per impedire l'importazione di carne dall'estero possono solo danneggiare la nostra economia: colpendo, specie sul lungo termine, la stessa zootecnia. Per avere allevamenti moderni e in grado di far profitti, è necessario che siano esposti alla concorrenza estera. Chiudersi significherebbe condannarsi al declino, come già successo in varie parti del mondo che hanno adottato politiche di isolamento. Questo non significa affatto negare l'importanza di un'etichettatura che indichi l'origine del prodotto. In un'economia concorrenziale non c'è neppure bisogno che tale misura sia imposta per legge, perché in presenza di una forte richiesta di tali informazioni saranno gli importatori stessi a fornire questi dati. Oltre a ciò, una limitazione all'importazione di carni danneggerebbe l'intero settore dell'industria alimentare. Chi opera sul mercato, deve poter acquistare sulla base di proprie valutazioni indipendenti: orientandosi verso i fornitori che giudica migliori. Per quale motivo bisognerebbe colpire queste imprese? Non vi sono insomma buone ragioni a favore del protezionismo: né in questo caso, né in altri. A subire gravi conseguenze negative da una limitazione dell'ingresso dall'estero di carne straniera sarebbero infine i consumatori: tutti noi. È chiaro d'altra parte che l'iniziativa dei mira proprio a questo: a fare alzare i prezzi e ottenere maggiori benefici agli allevatori italiani. È la richiesta di un finanziamento surrettizio, che peserebbe sui conti delle famiglie. Per giunta, questo tipo di richieste mette in discussione la base stessa dell'economia privata: anche nel settore agricolo. Gli allevatori sono imprenditori che fanno profitti in quanto hanno ricavi superiori ai costi. La legittimità dei loro profitti, però, si basa sulla possibilità di scelta dei consumatori. Senza la libertà di comprare come si vuole, il profitto finisce per diventare rendita. È lo stesso discorso che vale per le automobili, dato che nessuno di noi vorrebbe essere costretto ad acquistare una vettura Fiat, e questo solo per aiutare il «made in Italy». Gli stessi agricoltori mobilitati dalla Coldiretti sono ben disposti a capire la bontà di questo ragionamento.
Al Brennero molti trattori spediti dalla Coldiretti sono tedeschi, e non già gli italiani Same o New Holland. Giustamente, gli imprenditori agricoli italiani comprano il «made in Italy» solo quando ne hanno voglia. Anche noi, in fondo, rivendichiamo la stessa libertà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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