il commento 2 Ma una etichetta non ci silenzierà...

di Giuseppe Marino

Mai stata una scienza esatta, la medicina. Noi pazienti, nella nostra umana fragilità, non facciamo che chiederle rassicurazioni, ma rassegniamoci: i ricercatori, anche i più geniali, possono solo darci risposte probabili. È un limite, certo, ma per chi è uso a ragionar di scienza citare percentuali di guarigione o di rischio è più serio che promettere. Ecco perché stupisce nell'appello dell'Accademia dei pediatri americani un certo tono di perentorietà e l'aver citato, tra le pezze d'appoggio delle proprie conclusioni, una sentenza. Ma non dovrebbero essere i giudici a prendere decisioni basandosi sulle conclusioni dei medici piuttosto che viceversa? Possibile che ora la Cassazione «faccia giurisprudenza» anche per i camici bianchi? Ben più cauta è l'Organizzazione mondiale della sanità, che si limita a un allarme piuttosto generico per chi esagera con la lunghezza delle chiacchierate al cellulare. In ogni caso, se ci sono già forti dubbi sull'efficacia delle scritte deterrenti sulle sigarette, quelle sui cellulari probabilmente ci farebbero ancora meno effetto. Per il semplice motivo che lo «smartphone» è un compagno di vita ormai troppo prezioso per rinunciarci.

Se proprio vogliono «staccarci la linea» che torni Sirchia e ci obblighi a telefonare solo all'aperto, proprio come sono ridotti a fare oggi i fumatori. Forse così, almeno d'inverno, le comunicazioni diventerebbero più concise.

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