Roma«Via dalla Rai chi, io?». No, di traslocare altrove Michele Santoro non ha proprio alcuna intenzione. Anzi. «Se cè qualcuno che deve uscire dallazienda - dice -, questo è Silvio Berlusconi, che ha dimostrato di saper stare nel privato possedendo tre reti. Non certamente noi. Se vogliono, ci caccino. Ma dovranno passare sul nostro corpo, che è fatto di centinaia di migliaia di persone».
Dunque Santoro non solo resiste ma rilancia. Il giorno dopo Raiperunanotte, in una conferenza stampa a Bologna, il conduttore torna a fare rumore. Il bersaglio è sempre lo stesso, il Cavaliere: «Cominci Berlusconi a uscire dalla Rai invece di far scrivere ai suoi giornali che dovrei essere io ad andarmene. Quando è sceso in campo aveva detto che non avrebbe toccato neanche una pianta, invece sta arando tutto il giardino strappando quanto di buono cè». E insiste sul conflitto dinteressi: «Le sue reti sono in affanno e quindi togliere Santoro da Raidue significa mandare a nozze Mediaset. E questo è inaccettabile. È lui che dovrebbe stare zitto: io sono della Rai e Berlusconi rappresenta il mio concorrente perchè è il proprietario di Mediaset. Non può mettersi una volta una giacca e una volta laltra».
Intanto il direttore generale Masi ha chiesto di discutere il caso convocando un consiglio damministrazione straordinario. Sanzioni in vista? Santoro non ci crede, o quanto meno non se ne preoccupa. «Provino a cacciarci. Piuttosto lazienda dovrebbe prendere atto di quello che è accaduto, cioè di un sisma senza precedenti di cui avremo la reale dimensione nei prossimi giorni». E cita i suoi dati: il 13 per cento di ascolto totale, con uno spostamento del sei per cento del pubblico di Sky, più un altro sette delle emittenti locali. Totale, 3.250.000 spettatori. Senza contare le trecentomila connessioni simultanee su internet che, secondo il conduttore, «dimostrano come sul web esista unaltra televisione in grado di sfidare, ad esempio, La7».
Insomma, sostiene Santoro, invece di parlare di provvedimenti e di espulsioni, la Rai farebbe meglio «a valutare questa ricchezza e questo potenziale» e a non farselo sfuggire. «Voglio dire che troverei miope latteggiamento di chi si rifiuta di capire che laltra sera si è consumato un evento di portata storica, anche se continuo a sperare che le cifre vengano analizzate. Il pubblico esiste e continua ad esserci anche quando un programma viene spento. Gli abbonati si sono costituiti in soggetti che vogliono scegliere che cosa vedere».
E la par condicio? E le regole infrante? «Fu Bruno Vespa - risponde - il primo a violare la par condicio quandò allestì la puntata di Porta a Porta nella quale Berlusconi firmò il contratto con gli italiani sul famoso tavolo di ciliegio.
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