Consultazioni a livello provinciale e convention finale. Si fa avanti anche Sgarbi

RomaRiunioni continue, confronti prima ristretti poi allargati, proposte che si affastellano, nodi intricati da sciogliere in poche ore. Il Pdl continua la ricerca della formula migliore con cui mettere in scena le primarie. Sancire le regole, d'altra parte, non è soltanto un esercizio giuridico ma rappresenta anche un segnale di trasparenza verso gli elettori. Senza dimenticare la necessità di creare le condizioni migliori per favorire la partecipazione e fugare il timore di una affluenza al di sotto delle aspettative.
Alla fine, comunque, la fumata bianca arriva. Scacciato il pericolo di un ripensamento, il «sì» alle primarie diventa definitivo. E l'accordo viene trovato sul modello americano, con l'adozione del testo base proposto da Daniele Capezzone e Gregorio Fontana. Quindi primarie con convention territoriali su base provinciale, scadenzate nel tempo a partire da dicembre, con una convention finale in cui i «delegati» espressi voteranno per il candidato premier.
Un modello che pare abbia convinto anche Silvio Berlusconi, sia pure dopo ore di pressing. Unica controindicazione lo slittamento della data della convention visto che il 16 dicembre, rispetto a un modello di questo tipo, appare come un traguardo decisamente troppo vicino. Molto probabile che ci si orienti verso una data da fissare tra fine gennaio e inizio febbraio. Si sta anche ragionando se abbassare da 10mila a 5mila il numero di firme necessario per presentare una candidatura.
Nel partito, poi, resiste la volontà di sfruttare le primarie anche per altre occasioni di «dialogo» con l'elettorato. Ad esempio si continua a riflettere sulla possibilità di usarle per la scelta dei candidati presidenti di Regione per Lazio, Lombardia e Molise. Inoltre, qualora non si riuscisse a modificare la legge elettorale l'idea di molti sarebbe quella di utilizzarle anche per il Parlamento. «Basta nominati. Alle primarie si scelgano anche i candidati in Parlamento» propone Giorgia Meloni. Insomma, primarie per tutti. Un criterio di selezione dal basso subito sposato da Gianni Alemanno. «Le primarie - spiega - devono servire non soltanto per il premier ma anche per i candidati alle presidenze delle Regioni e a individuare nome e simbolo del Pdl. Inoltre devono servire per nuovi spunti programmatici». Da parte sua, Roberto Formigoni annuncia una probabile confluenza su Alfano. «Lo appoggerò a patto che si impegni per la democratizzazione del Pdl e la questione settentrionale». Su una possibile sua candidatura promette di fare chiarezza: «Scioglierò la riserva entro 24 ore».
Sullo sfondo si vanno profilando nuove candidature. Quella di Vittorio Sgarbi, ad esempio, che annuncia di aver iniziato la raccolta firme, unendo le forze del suo Partito della rivoluzione con i Moderati in rivoluzione dell'outsider Gianpiero Samorì.

«Propongo la mia candidatura in ticket con Samorì con l'obiettivo di far confluire le adesioni dei miei sostenitori su di lui». Ma Samorì in serata prende le distanze dal critico: «L'iniziativa di Sgarbi non è stata in alcun modo concordata con me, né da me autorizzata».

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