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"Conte ecologista solo per marketing. Ecco perché non lo voglio nei Verdi Ue"

Il leader ambientalista dopo il veto sui 5s nel gruppo europeo: "Da premier ha firmato una legge che assassina il territorio"

"Conte ecologista solo per marketing. Ecco perché non lo voglio nei Verdi Ue"

Angelo Bonelli, storico leader dei Verdi italiani, spiega perché il Movimento 5 Stelle non sia stato accolto nella famiglia ecologista in Ue.

In questi giorni lei e Conte non vi state risparmiando...

«Partiamo da una premessa: non intendevo litigare o battibeccare con Conte. Faccio presente che un conto è costruire alleanze tra forze politiche diverse e un altro dividere lo stesso tetto, la stessa casa. La famiglia dei Verdi europei ha dei valori. Mi sono limitato a constatare che in questi anni, brevi, Conte ha governato con Salvini, col Pd e la sinistra, con Draghi, indicando Cingolani. Vogliamo chiamarla contraddizione?».

Poi c'è il tema della politica internazionale.

«I suoi endorsement a Bolsonaro, i reciproci endorsement con Trump e l'equidistanza tra Macron e Le Pen. Io non condivido molte cose di Macron ma in quella campagna elettorale, se fossi stato francese - usando un'espressione di Conte nella mia modestia del mio consenso elettorale -, non avrei avuto dubbi su chi votare. Queste sono le questioni, poi ce ne sono molte altre».

Lei ha una storia di coerenza, Conte è un populista liquido.

«Alcune convergenze ci sono con il M5S. Ma io non ho fatto il presidente del Consiglio, sempre perché la «modestia del mio consenso elettorale» non me l'ha consentito. Ma io non ho approvato condoni edilizi o leggi che non hanno rispettato gli obiettivi climatici, come il piano su Energia e Clima. Un piano che continua ad essere fuori target. Non ho utilizzato il decreto Morandi per inserire, oltre al condono edilizio di Ischia, anche una norma, che definisco assassina del territorio, e che consente lo spargimento di fanghi di depurazione su suoli agricoli, con livelli alti di diossina e metalli pesanti. Questo è stato fatto durante il governo Conte. Io ho pagato il prezzo della coerenza ambientalista e l'ambientalismo non è un elemento di marketing».

Come mai il movimento ambientalista italiano non cresce come in altri Paesi del Nord Europa?

«I Verdi, in Europa, non crescono alla stessa maniera da tutte le parti. Il caso eclatante è quello tedesco, ma in Norvegia i Verdi hanno il 3.6%, mentre in Danimarca hanno più o meno il consenso che abbiamo ottenuto noi alle Politiche. Devo dire che in questa fase - gli ultimi due anni - siamo in una fase di grande crescita. La definirei una fase di ricostruzione nel nostro Paese della presenza ecologista. Chiaro che in Italia, mancando la cultura protestante, esiste una differenza. Ma io difendo la peculiarità italiana perché amo il mio Paese. La transizione ecologica - per fare un esempio - deve aiutare la vita dei cittadini. E il nostro compito è anche far passare questo concetto. Vorrei aggiungere qualcosa sul Movimento 5 Stelle».

Ci dica.

«Faccio ancora fatica a comprendere la ragione per la quale Conte abbia rotto l'alleanza nel Lazio. Ancora oggi in Giunta regionale governano Pd, Verdi, Movimento 5 Stelle e - pensi un po'- persino Azione e Italia viva. I Cinque stelle hanno due assessori. Perché Conte ha rotto? Devo dire che la Bianchi, che viene dal WWF, si sta assumendo una responsabilità enorme. Fdi vorrebbe mettere in discussione il sistema dei parchi, sistema che ho fatto fare io quando ero assessore regionale.

Penso sia un esempio di scuola di come si sia anteposto un interesse di partito all'interesse di una popolazione come quella del Lazio».

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