Caso Sallusti

La corsa al decreto per salvare Sallusti

Anche il Pdl si muove per modificare le norme sulla diffamazione, il testo è a Palazzo Chigi. Oggi si riunisce la Cassazione

La corsa al decreto per salvare Sallusti

RomaAlla vigilia dell'udienza della Cassazione, che potrebbe confermare i 14 mesi di carcere per Alessandro Sallusti, si muove Silvio Berlusconi in prima persona. E lo fa chiedendo con forza a Mario Monti di scongiurare questo rischio con un decreto legge, il cui testo lui stesso ha predisposto.

«Ci ho lavorato personalmente già lunedì sera - spiega l'ex premier a Il Giornale - con Niccolò Ghedini. Lo farò avere in queste ore a Palazzo Chigi, sollecitando un provvedimento d'urgenza che modifichi la legge sulla diffamazione per trasformare la pena detentiva, prevista in casi come quello di Sallusti, in una pena pecuniaria. Mi auguro che il capo del governo intervenga in tempo per evitare il carcere al direttore».

Sono in tanti a raddoppiare gli sforzi per «salvare» Sallusti, a poche ore dalla pronuncia della Suprema Corte. Dalla Federazione nazionale della stampa, che minaccia uno sciopero, ai parlamentari Pdl-Udc-Idv che portano il caso davanti l'Unione europea. E oggi la Guardasigilli Paola Severino risponderà alla Camera all'interrogazione urgente del leader Idv Antonio Di Pietro, che chiede un decreto legge o una nuova norma per evitare il carcere ai giornalisti. Il ministro della Giustizia ha anticipato al Giornale le sue perplessità sulle norme, in particolare sulle responsabilità del direttore e il reato di omesso controllo.
In difesa del giudice di Torino Giuseppe Cocilovo, che ha querelato Sallusti, si schiera l'Anm Piemonte: «La libertà di stampa non può, in alcun modo, essere posta in discussione, ma neppure essere evocata a sproposito. Di pari rilievo è il diritto di chiunque e anche dei magistrati a tutelare la propria onorabilità. È inaccettabile che la critica dei provvedimenti giudiziari trasmodi nell'offesa oppure nella delegittimazione». Si nega, inoltre, che si possa parlare «di corsia preferenziale per una vicenda giudiziaria prossima a definirsi dopo 5 anni».

Lui, Sallusti, conferma di voler andare fino in fondo e di non accettare il compromesso di un ritiro della querela, offerto dal magistrato che lo accusa in cambio di 20mila euro, oltre ai 30mila già pagati. «La mia libertà - dice - non è in vendita. Dare la pena accessoria della pericolosità sociale è una libera scelta di un magistrato, che utilizza uno strumento del codice penale in maniera assolutamente impropria. Credo che, se Napolitano, come capo del Csm, lo dicesse chiaramente, sarebbe probabilmente utile a scongiurare la condanna».

Il direttore de Il Giornale si augura che oggi arrivi la decisione della Cassazione, anche se la Va sezione penale (presidente Aldo Grassi, relatore Antonio Bevere, Pg Gioacchino Izzo), potrebbe accogliere la richiesta di rinvio (la prescrizione scatterà solo a luglio 2014), presentata per studiare le carte dall'avvocato Vincenzo Lo Giudice, nuovo legale del giornalista subentrato a quello che lo assisteva come ex direttore di Libero. Sul giornale l'articolo sull'aborto di una tredicenne è apparso nel 2007, con lo pseudonimo Dreyfus. La condanna in primo grado a 5mila euro di multa e 30mila di risarcimento, in appello è diventata 14 mesi di carcere: niente condizionale per la «pericolosità sociale» di Sallusti. Se ci sarà la conferma, per evitare la galera rimarrà solo la richiesta di affidamento ai servizi sociali.

Gli europarlamentari Mario Mauro (Pdl), Giuseppe Gargani (Udc) e Niccolò Rinaldi (Idv) presentano a Bruxelles un'interrogazione urgente: «Dopo l'assurda condanna di Sallusti, chiediamo alla commissaria alla Giustizia Viviane Reding se non ritiene che siano stati violati i principi di libertà di espressione e libertà di stampa che ispirano la Carta dei diritti dell'Unione europea».

In caso di arresto, la Fnsi minaccia di rispondere «nella maniera più dura», come dice il presidente Roberto Natale. Il segretario Franco Siddi annuncia che il 2 ottobre si terrà a Roma un convegno sulla legge sulla diffamazione, con la Severino, Gaetano Pecorella e Caterina Malavenda. Lo sciopero sembra dietro l'angolo.L'Ordine dei giornalisti protesta da giorni, come l'associazione Articolo 21. «Il carcere a Sallusti - per il portavoce Giuseppe Giulietti e il direttore Stefano Corradino - significherebbe la maglia nera in Europa. Chiederemo al ministro Severino e al sottosegretario Peluffo di presentare la proposta di un giurì per la lealtà dell'informazione e per l'abrogazione immediata del reato di omesso controllo e del carcere per i reati di opinione».

Laura Ravetto (Pdl) si appella alla Corte europea dei diritti dell'uomo, insorgono Adolfo Urso e Andrea Ronchi (Fareitalia), Eugenia Roccella (Pdl), il segretario Pri Francesco Nucara e Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano.

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