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Così Re Giorgio ha stravolto la Costituzioneil commento 2

di La commemorazione di Luigi Spaventa alla Bocconi, venerdì scorso, meriterebbe l'Oscar a chi l'ha sparata più grossa. Da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che ha avuto la faccia tosta di sostenere che «l'Italia è il Paese che ha più guadagnato dall'euro», quando qualsiasi massaia sa bene che fino al 2001 con 1,5 milioni di lire una famiglia viveva dignitosamente mentre l'equivalente in euro ci ha condannato alla povertà. A Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, che ha reiterato la bugia dell'«anomalia italiana che parte dall'evasione», un'offesa agli italiani costretti a indebitarsi e agli imprenditori che finiscono per suicidarsi perché impossibilitati a pagare le tasse più elevate al mondo. Fino a Giorgio Napolitano, che ha avuto l'ardire di denunciare che «oggi gli scontri politici, diversamente che in passato, producono smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale», quando è proprio lui ad aver stravolto la Costituzione: facendosi beffe delle istituzioni e umiliando i leader politici, per imporre di fatto una Repubblica presidenziale auto-attribuendosi il potere esecutivo proprio del capo del governo; commissariando il Parlamento e sospendendo la democrazia sostanziale. Napolitano non è stato in alcun modo scelto dagli italiani ma è stato invece designato da un Parlamento di designati, eletti in assenza del voto di preferenza. Sono favorevole alla Repubblica presidenziale, così come sono favorevole a un capo dello Stato che incarni il potere esecutivo così come avviene negli Stati Uniti; ma non è certamente questo il caso né dell'Italia che secondo la Costituzione è una Repubblica parlamentare, né di Napolitano che dovrebbe limitarsi a «rappresentare l'unità nazionale» e non sostituirsi e prevaricare le istituzioni. Sarà la Storia a giudicare Napolitano per l'arbitrio con cui nel novembre 2011 costrinse Silvio Berlusconi a dimettersi dalla guida del governo anche in assenza di un voto di sfiducia da parte del Parlamento, con la complicità dei poteri finanziari che manipolando la borsa provocarono l'innalzamento dello spread e la caduta dei titoli della Fininvest e di Mediaset, della trojka (Banca centrale europea, Commissione europea, Fondo monetario internazionale) che promulgarono un ultimatum inaccettabile pena l'implosione del fronte interno, nonché della sinistra, della magistratura e di un fronte incredibilmente coeso di un sistema dell'informazione asservito ai poteri forti della finanza e della grande imprenditoria. Contemporaneamente, in barba al rispetto delle istituzioni, Napolitano impose Mario Monti, uomo di fiducia della Goldman Sachs, Moody's, Gruppo Bilderberg e commissione Trilaterale, caldeggiato dalla Bce e dalla Commissione Ue, graditissimo alla Merkel e a Sarkozy. Napolitano diede il colpo di grazia a quel 20% di sovranità legislativa che ci resta in quest'Europa che ci impone l'80% delle nostre leggi, limitando il ruolo del Parlamento ad avallare le decisioni prese altrove da Monti e il trio ABC (Alfano, Bersani, Casini), così come svuotò i partiti di ogni residua valenza identitaria e ideologica costringendoli a condividere la strategia di un governo la cui missione era svendere del tutto l'Italia e impoverire il più possibile gli italiani. Napolitano ha di fatto sospeso la democrazia sostanziale e opera come un monarca assoluto.

Quando gli italiani si saranno liberati dal lavaggio di cervello sull'euro, dalla speculazione e dallo strapotere delle banche, allora scopriremo che i Napolitano, Draghi, Visco, Ciampi, Prodi, Amato, D'Alema, Monti e Letta ci hanno tradito anteponendo l'euro agli italiani, le banche alle imprese, i mercati all'Italia, lo spread ai valori, la speculazione al bene.
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