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"Cosche infiltrate nelle istituzioni" Comune sciolto a Reggio Calabria

È il primo capoluogo di provincia a subire un provvedimento così grave

"Cosche infiltrate nelle istituzioni" Comune sciolto a Reggio Calabria

Reggio CalabriaIl Comune di Reggio Calabria va sciolto. Gravissima la motivazione: le cosche mafiose insidiano le istituzioni. Il Consiglio dei ministri ha deciso: il Municipio reggino, dal 2002 al 2010 guidato oggi dal governatore calabrese Peppe Scopelliti, e dal maggio 2011 nelle mani del sindaco Demetrio Arena, va affidato ad una gestione commissariale che lo ponga al riparo da malevole influenze esterne prima di restituirlo al giudizio degli elettori, che entro il 2014 dovrebbero essere chiamati alle urne per rieleggere nuovi amministratori. Quelli attuali vanno a casa: è sulle loro teste che cala la mannaia del commissariamento. Lo dice chiaro e tondo il ministro dell'interno, Annamaria Cancellieri. Che dopo aver consegnato alle agenzie di stampa la «sofferenza per un atto adottato a favore della città», precisa: «È la prima volta che in Italia viene sciolto il consiglio comunale d'un capoluogo di provincia.

Lo scioglimento del comune di Reggio è stato disposto per contiguità e non per infiltrazioni mafiose e riguarda solo questa amministrazione, non quella precedente». Puntualizzazioni che se formalmente fanno salvo il modello Reggio, marchio di fabbrica degli otto anni di sindacatura marca Scopelliti, non frenano l'ira del presidente della Regione Calabria e coordinatore regionale del Pdl. Impegnato in una seduta di Consiglio regionale, già nel pomeriggio Scopelliti fiuta quel che va prendendo corpo nei palazzi romani: «Non possiamo attenerci a una decisione politica sullo scioglimento del Comune. In tanti altri enti è stata accertata la contiguità tra politica e criminalità, ma non sono stati sciolti. Si tratta di scelte discrezionali e non vincolate». Parole quasi premonitrici, che alla fine si trasformano in contestazione ad un governo «che ha dimenticato la Calabria». Ma nell'emiciclo silente il dito viene puntato anche contro «l'aggressione in atto, favorita da lobbyes e da una chiara campagna mediatica: si lavora per abbattere Scopelliti in Calabria come si sta facendo nel Lazio con la Polverini e con Formigoni in Lombardia». Ora a Reggio arrivano i commissari: chiamati a bonificare i campi minati segnalati nella relazione scaturita dal lavoro della commissione d'accesso antimafia, protrattosi per sette mesi e conclusosi il 13 luglio scorso. Al centro degli accertamenti, due aspetti messi in evidenza da altrettante inchieste della Dda: i presunti rapporti con le 'ndrine della società partecipata «Multiservizi» e l'arresto, nel dicembre 2011, d'un consigliere comunale di maggioranza per gli investigatori in odor di mafia, Giuseppe Plutino. In particolare, la «Multiservizi» era finita nell'occhio del ciclone dopo l'arresto, nel 2011, dell'allora direttore operativo Giuseppe Rechichi, accusato di associazione mafiosa, ritenuto il prestanome della cosca Tegano. Plutino, invece, era stato arrestato con l'accusa di concorso esterno, perchè considerato punto di riferimento della cosca dei Caridi nei corridoi di Palazzo di città. Ma a pesare, più o meno indirettamente, sarebbero state anche le inchieste sull'ex consigliere di centrodestra, Dominique Suraci, arrestato insieme a Rechichi, e su un altro ex consigliere, Manlio Flesca, accusato di corruzione elettorale e abuso d'ufficio aggravati dall'avere favorito la 'ndrangheta in cambio di sostegno alle Comunali del 2007.

Ora il conto lo paga Reggio Calabria.

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