
Anche se il 2024 conferma che i dati sui reati in generale siano in calo, la persistenza e l’evoluzione delle minacce alla sicurezza nazionale non vanno mai sottovalutate. L’Italia continua a contare sull’impegno silenzioso ma costante delle proprie istituzioni. In un contesto che purtroppo ancora troppo spesso è segnato da furti, rapine, aggressioni, reati predatori, criminalità organizzata e minacce sovversive, lo Stato risponde con fermezza attraverso l’opera instancabile di Magistratura, Prefetture e Forze dell’Ordine.
I dati parlano chiaro: i reati predatori come furti in abitazione, scippi, borseggi, colpi ai danni di attività commerciali rappresentano la principale fonte di disagio per i cittadini. La microcriminalità urbana, spesso collegata a gruppi organizzati e recidivi, incide fortemente sulla qualità della vita, soprattutto nei centri metropolitani e nei quartieri più fragili.
Ma il pericolo non si ferma qui. Il nostro Paese continua a dover fronteggiare la presenza ramificata delle mafie tradizionali, come la ’ndrangheta calabrese, le mafie pugliesi e la criminalità organizzata siciliana e le mafie estere, tutte attive non solo nel narcotraffico e nell’usura, ma anche nell’infiltrazione dell’economia legale.
Accanto a queste, si fa sempre più concreto il rischio rappresentato dalle frange anarchiche insurrezionaliste, responsabili di 18 attentati solo nel 2024, tra sabotaggi, incendi e minacce a istituzioni, forze dell’ordine e infrastrutture statali. A destare preoccupazione è anche l’uso crescente di canali criptati online per propaganda e reclutamento.
Un altro fronte delicato riguarda la criminalità legata ad alcune comunità Rom, coinvolte in reati seriali e organizzati, specialmente nei contesti urbani, con particolare incidenza nei furti e nei reati contro il patrimonio.
Eppure l’Italia resiste. Lo fa grazie al lavoro quotidiano e spesso silenzioso di chi ha scelto di difendere la legalità e la sicurezza pubblica. Un plauso va a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine:Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale, Polizia Penitenziaria a tutti i Prefetti d’Italia e ai Ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia. Ai servizi di intelligence che svolgono un ruolo cruciale nella protezione della sicurezza nazionale. E soprattutto alla Magistratura, che ogni giorno combatte per rendere il nostro Paese più sicuro, più vivibile, un luogo dove questi delinquenti non possano più trovare spazio per agire.
Operazioni antidroga, sequestri di beni mafiosi, arresti eccellenti, smantellamenti di cellule anarchiche, oscuramento di siti e canali illegali, cellule terroristiche: tutto ciò è frutto di una macchina dello Stato che funziona, che lavora con metodo, competenza e tanto sacrificio. Dietro a ogni indagine ci sono professionisti in divisa e toghe coraggiose e tenaci che lavorano giorno e notte, impegnati nel difendere i valori della Repubblica.
La sicurezza non è solo un dovere istituzionale, ma una leva di crescita. Un Paese sicuro è un Paese più attrattivo per il turismo, per il commercio, per gli investimenti. È un Paese che può offrire più opportunità, più occupazione, più fiducia.
Per questo è giusto riconoscere che l’attuale governo ha intrapreso una strada seria e responsabile in materia di ordine pubblico. Ma serve ancora più coraggio: i cittadini chiedono a gran voce l’inasprimento delle pene per i reati predatori, che colpiscono direttamente i cittadini e alimentano il senso di insicurezza diffusa. Il governo Meloni ha varato più pacchetti “sicurezza” che alzano le pene o irrigidiscono le misure cautelari per diversi reati della cosiddetta criminalità diffusa (truffe, danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, blocco stradale, Ed è intervenuto molto sulla criminalità minorile. Per furti e rapine l’inasprimento è più frammentato (o ancora in itinere). I punti chiave saranno: Ddl/S dl “Sicurezza” (2023‑2024): introduce nuovi reati e aumenta le pene per vari illeciti di criminalità diffusa, prevede arresto obbligatorio in flagranza per la truffa aggravata agli anziani e irrigidisce daspo urbano e altre misure. Non è però un pacchetto mirato esclusivamente a furti e rapine. Decreto Caivano” (2023): non alza direttamente le pene dei reati predatori, ma abbassa le soglie per arresto, fermo e custodia cautelare dei minori, limita la messa alla prova per i reati più gravi (tra cui rapina aggravata) e quindi rende più facile detenere i minorenni autori di reati predatori.
Nuovo disegno di legge sui furti d’auto (2025, in discussione): prevede pene più severe (fino a 6 anni) e arresto in flagranza, con confisca dei profitti. È un esempio di intervento “mirato” su un singolo reato predatorio. Serve una linea ancora più dura contro i trafficanti di droga, i capi delle organizzazioni mafiose e le realtà sovversive come l’anarchismo insurrezionalista, che rifiuta lo Stato e i suoi valori. Questa gentaglia va perseguita costantemente con il pugno di ferro, con coraggio, senza mai indietreggiare di un passo.
Sostenere chi difende la legge non è solo un atto di riconoscenza, è un dovere morale e civile. La sicurezza non è un privilegio: è un diritto. E un Paese sicuro è un Paese più giusto, più forte e soprattutto più libero.