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Jihadismo, allerta dei servizi sui lupi solitari: "La crisi a Gaza può far da cassa di risonanza"

Il rapporto dell'intelligence italiana sottolinea i rischi derivanti dalla guerra in Medioriente per il riacutizzarsi della minaccia terroristica, anche in relazione ai flussi migratori

"Terrorismo, la crisi di Gaza potrebbe fare risonanza al jihadismo". La nuova allerta dell'intelligence

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"Terrorismo, la crisi di Gaza potrebbe fare risonanza al jihadismo". La nuova allerta dell'intelligence

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Nel nuovo report del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, che fa riferimento al 2023, sono stati lanciati degli alert relativi a pericoli per la salvaguardia nazionale in merito a un possibile aumento del rischio terrorismo. "A seguito dell'attacco di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre e del conflitto che ne è derivato, l'Intelligence si è focalizzata in via prioritaria sull'impatto della crisi sulla minaccia terroristica in Italia e in Europa", si legge nel documento, in cui si mette il focus soprattutto su Al Qaeda e Daesh. Sarebbe un errore limitare l'attenzione al solo continente europeo, però, perché ci potrebbero anche "possibili ricadute sul jihadismo globale".

Con la riaccensione del conflitto, sottolineano gli 007, "si è infatti assistito a una rivitalizzazione della propaganda jihadista, non solo in chiave antisionista, ma anche tesa a rilanciare lo scontro tra Islam e Occidente, nell'intento di proiettare la minaccia oltre i confini del teatro del conflitto". Per tale ragione, si avverte nel report, la crisi mediorientale può diventare "una cassa di risonanza per il messaggio jihadista", sia andando a influire sui processi di radicalizzazione, che comunque in Italia e in Europa non si sono mai interrotti, sia fungendo "da innesco di potenziali lupi solitari stanziati in Europa, inducendoli a passare all'azione". Esempi ce ne sono stati fin troppi e questa è una delle ragioni per le quali a novembre è stato deciso per la chiusura dei confini esterni dell'Europa, con la momentanea sospensione di Schengen. Tuttavia, non è da escludere che il pericolo possa arrivare anche dal mare, dove l'Italia ha aumentato i controlli. Resta l'allarme per tutti i possibili attentatori che si trovano già sul territorio e che sono riusciti a penetrare in passato per poi passare all'azione.

"Sulla rotta del Mediterraneo centrale l'attivismo di gruppi e network criminali, che continuano a dimostrare notevole capacità di adattarsi ai mutamenti dello scenario, rappresenta uno dei principali fattori che agevolano il fenomeno migratorio", si legge nel rapporto. Così come il Giornale ha già documentato anche di recente, la propaganda risulta essere molto attiva e dopo un periodo di fermo sta riprendendo vigore, con tutti i pericoli del caso.

"Obiettivo prioritario dell'intelligence è anche quello del monitoraggio, su tutte le rotte migratorie, di possibili infiltrazioni di elementi estremisti nei flussi irregolari", prosegue il rapporto, correlando il fenomeno migratorio anche con la guerra in medioriente. A fronte di questo, ed è l'elemento rassicurante, al momento non risulta esserci un utilizzo strumentale delle rotte migratorie del Mediterraneo per finalità terroristiche, anche se ci sono "stati casi di soggetti che hanno sfruttato i canali di immigrazione irregolare per fare ingresso in Europa, compiendo successivamente attentati".

Questo non esclude il pericolo di radicalizzazione in Europa, anzi: numerosi soggetti si sono estremizzati proprio una volta arrivati.

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