La crisi punisce le donne: meno prevenzione e salute a rischioTroppe spese, tagliati i controlli medici

Roma È allarme per la salute delle donne. Alla carenza di prevenzione e alla scarsa attenzione alla medicina di genere si è aggiunta nell'ultimo anno la crisi economica che tra le sue conseguenze negative ha avuto anche quella di indurre la donne a trascurare la propria salute per mancanza di denaro, di tempo, di attenzione. Una donna su quattro ha rinunciato ad occuparsi della propria salute anche per rivolgere le poche risorse economiche alle esigenze familiari, soprattutto ai figli. Aumenta quindi l'incidenza di tutte le maggiori patologie. Basti pensare che un quinto delle donne europee sviluppa un tumore prima dei 75 anni. Un terzo di questi casi potrebbe essere evitato con azioni tempestive di prevenzione. A segnalare una situazione di rischio sempre più grave è la ricerca curata dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (O.n.d.a) con la collaborazione di Farmindustria, illustrata a Roma alla presenza del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, della presidentessa di O.n.d.a, Francesca Merzagora e dai curatori ed esperti Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all'Università del Sacro Cuore e Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria. Lo studio abbraccia quattro tematiche: oncologia, malattie cardiovascolari, salute mentale, materno-infantile. Si fa sempre più forte la necessità di potenziare in tutti questi settori la medicina di genere, indirizzata specificamente all'universo femminile. Se la sanità pubblica non ha la capacità di fare uno sforzo e di rinnovarsi in questa direzione, riorganizzandosi, le conseguenze ricadranno sull'intera società perché meno salute per le donne vuol dire meno salute per tutti. Ricciardi sottolinea che l'Italia è agli ultimi posti nel mondo per quanto riguarda la prevenzione. La situazione è come al solito molto diversa da regione a regione.

In tema di esami preventivi come il pap-test o la mammografia c'è sempre il sud in coda. «Non è un problema di risorse -assicura- ci sono regioni che non hanno speso i fondi destinati alla prevenzione. È la donna meridionale la più penalizzata».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica