Crollano i consumi alimentari: l’Italia torna indietro di 30 anni

Crollano i consumi alimentari: l’Italia torna indietro di 30 anni

Non è proprio una sorpresa in tempi di crisi ma i consumi delle famiglie sono in calo. E non solo per quanto riguarda vestiti o accessori ma anche sul fronte della tavola. Nell’alimentare in senso ampio la flessione si è attestata, nel 2011, ben oltre il 4,8%. Una contrazione che, in soldoni, significa 6,3 miliardi di euro, pari a una minor spesa di 264 euro annui a famiglia. La stima è di Adusbef e Federconsumatori.
Ma c’è anche dell’altro: le tavole degli italiani infatti si sono impoverite in quantità con meno carne bovina (-0,1%), carne di maiale e salumi (-0,8%), ortofrutta (-1%) e addirittura latte fresco (-2,2%). Lo afferma la Coldiretti commentando una ricerca di Intesa Sanpaolo che ha evidenziato una diminuzione di valore del carrello della spesa degli italiani pari all’1,5% a prezzi costanti nel 2011, con una spesa pro capite dedicata all’agroalimentare al di sotto dei 2.400 euro annui, su livelli di quasi trent’anni fa.
«Gli italiani - ha sottolineato Coldiretti - hanno ridotto i consumi di carne e frutta invertendo la tendenza all’aumento che si era verificata negli ultimi 30 anni durante i quali i consumi pro capite (in grammi al giorno) erano passati per la carne da 206 del 1980 a 241 del 2010 e per la frutta da 308 del 1980 a 418 del 2010».
Per risparmiare inoltre più di sei italiani su dieci (61%) nel 2011 hanno modificato i propri comportamenti di acquisto confrontando con più attenzione i prezzi nel momento di riempire il carrello della spesa. Il 59% è andato alla ricerca delle offerte tipo «3x2» in misura maggiore rispetto al passato. E per questo la maggioranza degli italiani (55%) ha aumentato il tempo dedicato a fare la spesa mentre il 57% ha peraltro ridotto lo spreco di cibo per effetto della crisi. «Tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 47% lo ha fatto - aggiunge ancora Coldiretti - facendo la spesa in modo più oculato, il 31% riducendo le dosi acquistate, il 24% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18% guardando con più attenzione alla data di scadenza».
«I dati diffusi - hanno spiegato le associazioni dei consumatori - confermano il quadro drammatico. A peggiorare la situazione è il continuo aumento dei prezzi, anche sulla spinta dell’incredibile rincaro dei carburanti. Di fronte a uno scenario simile è quanto mai urgente intervenire per rilanciare i consumi delle famiglie e per avviare una ripresa dell’economia». In quest’ottica, secondo i consumatori, appare sempre più assurdo e controproducente anche solo immaginare di aumentare ulteriormente l’Iva che in autunno dovrebbe passare dal 21 al 23% e dal 10 al 12 per cento.
I continui rincari della benzina inoltre spingono sempre più in alto il prezzo del pieno, per il quale si sborsa il 12% in più della media europea. Gli aumenti pesano come un macigno sul carrello della spesa facendolo lievitare, solo per questo motivo, di 200 euro all’anno dato che il costo carburanti, e dunque trasporti, incide per il 30-35% sui prezzi dei beni alimentari freschi. Del resto nel 2011, secondo un’indagine, ogni famiglia italiana ha speso più per trasporti, carburanti ed energia che per cibo e bevande.
Il valore del fatturato dell’industria alimentare italiana è comunque cresciuto ma solo del 2,4%, ben al di sotto del tasso di inflazione attestatosi al +3,2%. L’export ha registrato invece un incremento del 10%, arrivando a 23 miliardi di euro e confermandosi il principale fattore di crescita per un settore che sul mercato interno sconta la forte contrazione dei consumi. La produzione in quantità, infatti, è in flessione, con un calo di 1,7 punti percentuali rispetto al 2010.
Un panorama difficile dunque, che ha spinto addirittura l’associazione degli Artigiani di Mestre (Cgia) a proporre un fondo di solidarietà per piccoli imprenditori. «Uno strumento - ha spiegato il segretario degli artigiani, Giuseppe Bortolussi - che possa essere utilizzato da chi, dopo aver subito un rifiuto dalla banca, non sa più a chi rivolgersi e che dunque finirebbe nelle braccia degli usurai o della criminalità organizzata.

Le modalità potrebbero essere simili al fondo di solidarietà già esistente per chi è vittima dell’usura e del racket». Il fondo potrebbe dunque prevenire altri suicidi tra quegli imprenditori che non trovano più credito da parte delle banche per far ripartire le loro aziende in difficoltà.

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