RomaCrollano le nuove pensioni e l'Inps sorride a trentadue denti. Anzi, a 35,5 denti. È questa infatti la percentuale di pensioni in meno erogate nei primi nove mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: nel 2011 erano state 309.468, nel 2012 sono state 199.555. Un dato «drogato» dall'introduzione della finestra mobile prevista dalla riforma Sacconi voluta dall'ultimo governo di centrodestra, che costringe i dipendenti a 12 mesi di attesa e gli autonomi a 18 dopo il conseguimento dei requisiti. E dallo scalino previsto dalla riforma Damiano, che ha portato da 59 a 60 l'età minima pensionabile a fronte di un minimo 36 anni di contributi. Due fattori che scaricano molte delle nuove pensioni al 2013, quando però si inizieranno a sentire gli effetti della riforma Fornero. «Le riforme funzionano e i conti sono stati messi in sicurezza», esulta Antonio Mastrapasqua, presidente del principale istituto previdenziale che da quest'anno incorpora anche le pensioni Inpdap.
Delle quasi 200mila pensioni erogate da gennaio a settembre, 140.616 sono nel settore privato (con un calo del 37,4 per cento rispetto allo scorso anno); il dato è inferiore anche alla previsione di 148.948 assegni da staccare; nel settore pubblico, quello che fino allo scorso anno rientrava nelle competenze dell'Inpdap, sono stati erogati 58.939 nuove pensioni, e qui il calo è più lieve, del 22,2 per cento. La flessione più pronunciata si è avuta tra i coltivatori diretti: si è passati da 20.526 a 6.637 nuove pensioni, con un crollo del 67,6 per cento. Cresce naturalmente l'età dei nuovi pensionati, più nel privato (da 60,3 a 61,3 anni) che nel pubblico (da 60,8 a 61,2). Per Mastrapasqua in questa voce «l'anno prossimo raggiungeremo e supereremo la Germania», dove si va a riposo a 61,7 anni. Un forte divario con i tedeschi c'è ancora nel cosiddetto tasso di sostituzione, vale a dire l'ammontare della prima pensione in rapporto all'ultimo stipendio percepito: in Germania il dato è del 58,4 per cento, mentre noi, a causa del sistema retributivo, stiamo ancora attorno all'80 per cento, molto lontani anche dalla Francia (60,8 per cento, ma con un età media di uscita di 59,3 anni). Ma Mastrapasqua, euforico per i dati, vede rosa shocking: «L'Italia entro il 2020 sarà nell'Ue il Paese leader, il più virtuoso». Sugli esodati Mastrapasqua ribadisce che «i numeri sono quelli delle leggi già fatte e che 120mila persone sono state ritenute fino a oggi salvaguardabili» e che «entro il 21 novembre il ministero e l'Inps potranno dire quali e quante persone saranno da tutelare».
Nota dolente per l'istituto previdenziale è invece la spending review, che prevede un taglio in organico di 4mila dei 33mila dipendenti totali dell'ente. Una sforbiciata che potrebbe influire negativamente sul mantenimento integrale dei servizi e sull'apertura sul territorio di tutte le sedi attuali.
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