Sono gialli, dissacranti, ironici, hanno tenuto incollati allo schermo generazioni e continuano a farlo da venticinque anni. Perché li adoriamo così tanto? Perché in fondo sono lo specchio della realtà, storpiatura caricaturale - eppure genuina e verosimile - di una famiglia e dell'intera società occidentale. Calata nel nostro mondo tanto da essere in grado di prevedere situazioni con largo anticipo. Proprio così, sembra una battuta e invece è non lo è. Nei loro innumerevoli episodi - più di 500 puntate - i Simpson sono riusciti, magari ingenuamente, a cogliere fenomeni, tendenze, innovazioni, scandali. Come quello della Nsa, che spiava i cittadini americani, o quello della carne di cavallo introdotta illecitamente in alcuni prodotti. Fino a prevedere gli orizzonti tecnologici, come le videochiamate, l'orologio che all'occorrenza è un cellulare, persino il traduttore per neonati. Potremmo definirle fantasie di Groening e soci, ma faremmo loro un torto: la loro capacità di essere visionari deriva da una profonda osservazione e conoscenza della realtà, che, in qualche modo, li rende profeti della stessa.
Per questo i Simpson non sono un semplice cartone animato: rappresentano uno spaccato tremendo eppure efficace del nostro quotidiano, pur riuscendo a strapparci ogni volta più di una risata. Homer e famiglia resteranno sempre una satira dell'umanità. E quando si pensava alle loro critiche come esagerazioni, si era fuori strada. Quelle erano solo previsioni.Dai selfie allo scandalo Nsa Le 12 previsioni dei Simpson
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