Decreto Sicurezza, via libera della Camera alla fiducia: i sì sono 201

Le opposizioni criticano il ricorso al voto di fiducia e all'uso della tagliola. Il provvedimento passa con 201 voti favorevoli, 117 contrari 117 e 5 astenuti

Decreto Sicurezza, via libera della Camera alla fiducia: i sì sono 201

Il Dl Sicurezza è alla prova del voto della Camera. Il centrosinistra è alle barricate, ma la maggioranza è ferma sulle sue posizioni e il provvedimento passa con 201 voti favorevoli, 117 contrari 117 e 5 astenuti.

Secondo Benedetto Della Vedova di +Europa, questo provvedimento "è il segno della scarsa considerazione che questa maggioranza ha nei confronti del Parlamento, viene compiuto un atto, l'ennesimo, di protervia istituzionale per l'unica necessità di bypassare la diatriba dentro la vostra maggioranza". Della Vedova si dice dispiaciuto che "i presidenti delle Camere non abbiamo ritenuto di elevare la loro voce per impedire che questa protervia andasse in fondo" e ricorda il record di fiducie poste dal governo Meloni: "In 31 mesi ne avete messe 90 e questa è una riforma inaccettabile: una prassi che si riverbererà contro di voi quando sarete all'opposizione".

Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera, nella dichiarazione sul voto di fiducia, ha attaccato: "Voi oggi chiedete un voto di fiducia a questa aula: potranno darvela i vostri deputati silenti, non li abbiamo mai sentiti aprir bocca, non ve la daremo certo noi e, soprattutto, ve la toglieranno i cittadini e le cittadine italiane". E aggiunge: "Perché oggi con questo decreto volete mettere fine all'Italia democratica: colpite i più deboli, chi manifesta, chi chiede lavoro, chi chiede un trattamento umano nelle carceri, mentre predisponete gli strumenti per operazioni di spionaggio con licenza di uccidere. Da oggi l'Italia è più simile alla Turchia di Erdogan e all'Ungheria di Orban, é un giorno di lutto per la democrazia". Anche il renziano Roberto Giachetti ha messo l'accento sulle modalità con cui si è arrivati alla fiducia: "Ma quale urgenza: non c'era alcuna urgenza e - ha detto - la scelta di fare un decreto è stata dettata esclusivamente dalla volontà di fare quello che con un ddl non avreste potuto fare: le tagliole, le doppie tagliole".

Secondo Giachetti si tratta di un "colpo di mano dal punto di vista della prassi parlamentare" e "ci sono delle cose - ha aggiunto - che gridano vendetta in questo testo: la pena prevista per l'occupazione abusiva è la reclusione da 2 a 7 anni la stessa dell'omicidio colposo per violazione delle norme del diritto del lavoro, non vi appare un tantino eccessivo?". Giachetti ha, poi, concluso con uno slogan: "Per questo provvedimento avete un grande spot, quello del comico Bracardi che diceva: 'La vuoi la minestrina? ti piace la minestrina? No?: In galera!'. La sintesi del vostro provvedimento è prendere la gente e buttarla in galera e poi quello che succede dopo, di quello non ve ne frega nulla".

Il pentastellato Colucci, invece, ha ribatezzato il dl Sicurezza come "il decreto legge dell'abuso e della paura" e ha spiegato: "Dell'abuso perché il governo lo ha scippato al Parlamento con un decreto legge e in commissione abbiamo subito la tagliola: non abbiamo potuto discutere 24 articoli su 39, un abuso costituzionale vista anche la totale mancanza di necessità e urgenza". E ancora: "È il provvedimento della paura perché con questo provvedimento stravolgete del tutto il codice penale e con un unico provvedimento inserite 486 anni di prigione, criminalizzate la marginalità e il dissenso. Dobbiamo gridare qui e nelle piazze forte il nostro No a questa torsione autoritaria".

Il deputato dem Matteo Mauri, responsabile nazionale sicurezza del partito, ha definito "un fatto inaudito, incompatibile con i principi democratici sanciti dalla Costituzione" quanto denunciato da Fanpage, ossia "l'attività sotto copertura di un agente di Polizia all’interno di una formazione politica per diversi mesi". Un episodio su cui il Pd ha depositato un'interrogazione urgente al ministro Piantedosi "perché servono precisi chiarimenti a partire da chi avrebbe autorizzato una tale operazione e per quali finalità. In un contesto in cui il governo impone nuove misure restrittive in materia di sicurezza, episodi di questo tipo alimentano forti preoccupazioni sullo stato delle libertà democratiche nel nostro Paese". Secondo Mauri "è in gioco la tenuta dello Stato di diritto e la libertà di esprimere il proprio dissenso individualmente e attraverso i partiti politici" e "non si può scherzare con la democrazia".

La maggioranza, invece, difende il provvedimento. Secondo il leghista Igor Iezzi "da una parte c'è il centrodestra che vuol dare risposte a tutte le assurdità nei nostri codici" con "l'obiettivo di difendere gli ultimi e i fragili tutelando le forze dell'ordine", dall'altro c'è "la sinistra con la sua visione distorta" e la "strenua difesa di chi commette reati", di "criminali e delinquenti". Iezzi ha attaccato anche i 250 costituzionalisti che "ci hanno fatto sapere che per loro questo provvedimento è anticostituzionale perché non è urgente" e ha aggiunto: "Questi parrucconi vengano con me e provino a spiegarlo a chi abita nelle case popolari! Forse si accorgeranno che la loro priorità non sono quelli della gente comune". I

ezzi ha, quindi, concluso ribadendo: "Noi siamo contrari al codice alfanumerico sulle difese, perché pensiamo che debbano essere schedati i criminali, non le forze dell'ordine", rimarcando che questo decreto "è una vittoria" per la Lega. Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, intervenendo a Tagadà, ha spiegato: "Il Decreto Sicurezza non nasce per criminalizzare il dissenso, ma per affrontare problemi concreti che da troppo tempo bloccano il Paese. Parliamo di occupazioni abusive, spesso legate alla criminalità organizzata, di cantieri fermi per anni, di investimenti pubblici che rischiano di andare persi. Il governo interviene con più legalità, più tutele per chi lavora sul territorio e più certezze per i cittadini, a partire dal diritto alla proprietà privata". Nevi, poi, ha concluso: "Nessuna pretesa di risolvere tutto, ma una direzione chiara: garantire diritti, sbloccare le opere strategiche, tutelare chi ha bisogno di una mobilità e di un'edilizia più giuste. Non possiamo continuare a farci bloccare da minoranze ideologiche che negano il futuro a intere comunità".

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, con una nota, attacca: "A chi manifesta con violenza e odio contro il dl Sicurezza risponderemo con la sua approvazione definitiva. Questo decreto serve a tutelare, una volta di più, i cittadini e il popolo in divisa da forsennati estremisti che scendono in piazza convinti di poter aggredire le Forze dell'ordine e seminare violenza, rendendo le nostre città meno sicure, come è successo da ultimo ieri a Roma". Secondo Gasparri "è molto grave poi che parlamentari e dirigenti politici della sinistra siano stati presenti mentre alcuni manifestanti hanno agito in modo violento contro le Forze di polizia. Questi pseudo-manifestanti non difendono la libertà, ma usano la violenza per affermare un'ideologia di parte. Noi, invece, lavoriamo per un'Italia più sicura".

Gasparri ha ricordato che "le misure sulla sicurezza sono in discussione da oltre un anno e mezzo in Parlamento" e pertanto "definire il decreto 'antidemocratico' o 'autoritario' è paradossale". Il presidente dei senatori azzurri ha sentenziato: "Vogliamo più tutele per chi garantisce ogni giorno l'ordine pubblico e punire più severamente gli atti di violenza.

Chi è contro questo provvedimento è dalla parte di chi sceglie il crimine. Andiamo avanti con la fiducia del Parlamento. Questo decreto rappresenta un successo per il governo di centrodestra e per tutti gli italiani che chiedono sicurezza, legalità e che ci hanno dato la loro fiducia".

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