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Def quasi pronto. Delrio: "Le coperture ci sono"

Domani il Consiglio dei ministri varerà l'atteso documento di economia e finanza. Delrio: "Le coperture verranno in gran parte dalla revisione della spesa". Solo dalla spending previsti 6 miliardi

Def quasi pronto. Delrio: "Le coperture ci sono"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, parlando del Def (documento di economia e finanza) dispensa ottimismo a larghe mani: "Abbiamo trovato le coperture - dice al Tg1 - verranno in gran parte dalla revisione della spesa. Allocheremo le risorse sui settori strategici, e taglieremo la spesa dove non è efficiente". Il Def, com'è noto, sarà varato domani dal Consiglio dei ministri. Il governo fino all'ultimo istante utile ha cercato le risorse necessarie al taglio dell’Irpef, alle prese con la definizione dei capitoli con i quali coprire il maggior sconto di 80 euro per i lavoratori dipendenti a reddito medio basso. Che arriverà tra una settimana. In base agli ultimi calcoli effettuati la spending review, di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane, consentirebbe di raggranellare fino a 6 miliardi.
Da indiscrezioni confermate da alcune bozze circolate, le risorse si fermerebbero ad una soglia di 3,6 miliardi, contro i 6,6 miliardi necessari per l’operazione così come ipotizzato. Ma - assicurano a Palazzo Chigi - risorse arriverebbero per questo anche dall’Iva da versare per chi incassa i pagamenti Pa e da altre fronti. Vedremo meglio domani tutti i dettagli.
Il testo del Def è praticamente pronto anche se le ultime limature potrebbero arrivare persino nel corso del consiglio dei ministri di domani pomeriggio. "È ormai a buon punto", ha voluto appositamente sottolineare il premier, Matteo Renzi che ha tenuto incontri, contatti e telefonate continue tra Tesoro e Palazzo Chigi, a cui si sovrappone la parallela operazione di definizione della spending review, necessaria per coprire il taglio dell’Irpef promesso entro maggio. Nel testo di domani non appariranno i dettagli dei tagli, ma solo le macro cifre.
Il Def delineerà il Piano nazionale delle riforme e le indicazioni fondamentali sulla politica economica del governo, con la volontà dunque di tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori, con l’obiettivo di coprire tutta l’operazione con i tagli di spesa e di ridurre l’Irap a favore delle imprese trovando le coperture nell’aumento delle rendite finanziarie. Viene delineata anche la linea di privatizzazioni per ridurre il debito e l’ammontare, circa 20 miliardi, di pagamenti della P.a. che saranno accelerati grazie alla Cdp.
Di sicuro, ha assicurato Renzi, la spending review partirà da un taglio degli stipendi dei manager pubblici. Una mossa altamente popolare che sarà annunciata ufficialmente domani dal premier ("vedrete, sarete contenti", ha anticipato) e sulla quale nessun ministro intende al momento pronunciarsi. Secondo indiscrezioni circolate in questi giorni, i nuovi tetti dovrebbero attestarsi a 270 mila euro per i vertici (stesso livello del presidente della Repubblica), 190 mila per i capi dipartimento, 120 mila euro per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda. Il taglio sarebbe comunque progressivo per tutti i redditi sopra i 70 mila euro con un risparmio a regime di circa 700 milioni l’anno.
Altro capitolo al centro dell’attenzione del commissario Carlo Cottarelli, oggi faccia a faccia con Renzi come del resto anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sarà quello della sanità. Il ministro Beatrice Lorenzin insiste a non voler parlare di tagli ma di risparmi da reinvestire nel sistema sanitario nazionale. Si tratterebbe di 10 miliardi in 3-4 anni. Di sicuro la spesa verrà comunque razionalizzata, con l’applicazione in tutte le Regioni di costi standard, tagli ai posti letto, diffusione delle centrali uniche d’acquisto e adozione di strumenti già previsti dalla legge ma ancora poco utilizzati come la ricetta dematerializzata, il fascicolo sanitario elettronico e i referti digitali.
Ci sono poi da considerare i probabili tagli alla difesa e al ministero degli Esteri (che ha già annunciato la soppressione di 4 ambasciate si prepara ad altre misure simili), oltre alla cancellazione o alla riforma degli enti "inutili", di cui Renzi fa un vero vanto (dal Cnel all’Aci alla Motorizzazione Civile, ma nelle slide di Cottarelli apparivano anche l’Aran, l’Isfol, l’Autorità di controllo dei contratti pubblici e l’Enit). Ogni taglio ha però un costo, quanto meno politico. L’idea per esempio di abolire le Camere di Commercio ha già sollevato polemiche trasversali da parte non solo dei diretti interessati, con Rete imprese in prima fila, ma anche del vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, di Maurizio Gasparri così come di Ermete Realacci.
Il tutto per assicurare a 10 milioni di italiani 80 euro in più in busta paga a partire dal mese prossimo. Quello che però ancora si sta studiando (per il dl sull’Irpef c’è ancora una settimana di tempo) è la curva delle detrazioni, ovvero su quale fascia di reddito concentrare il taglio maggiore e dove partire quindi con il decalage. Un altro nodo aperto che rimane è quello dell’Irap: il taglio dell’imposta regionale sulle imprese potrebbe essere quest’anno del 5% per andare a regime, salendo al 10%, a partire dall’anno prossimo. Tutto dipenderà dalle entrate assicurate dall’aumento delle rendite finanziarie che dovrebbero compensare il taglio.
I numeri macroeconomici dovrebbero infine essere quelli in qualche modo emersi in questi giorni. La crescita si dovrebbe fermare quest’anno allo 0,8% contro lo 0,6% previsto dalla Commissione europea e l’1% indicato dal governo Letta. Il rapporto deficit-pil dovrebbe invece essere compreso tra il 2,5% e il 2,6%. Discorso a parte per il debito. L’intenzione del governo è quella di rinegoziare con l’Ue i tempi per il piano di rientro rigidamente previsto dal fiscal compact, ma la trattativa ufficiale dovrebbe essere rimandata alla presidenza italiana del semestre europeo

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