Denuncia di un grillino, nel mirino il presidente del Consiglio e il capogruppo Pd

Bologna Viaggi in auto blu con l'autista sotto casa, missioni per l'assemblea, ma messe in conto al gruppo del Pd e soprattutto non dettagliate. Era nell'aria che la lente d'ingrandimento della Procura di Bologna potesse allargare il campo non solo alle spese dei consiglieri regionali, ma anche a quelle finora immuni dagli interventi della Gdf, della presidenza del gruppo assembleare. Qui, dal 2010 siede sullo scranno più alto Matteo Ricchetti (nel tondo), uomo forte di Matteo Renzi in Emilia, che nei mesi scorsi ha ridotto fino a 11mila euro le sue spese di rappresentanza e sforbiciato qua e là fino a portare a 50mila euro l'anno le spese con auto blu di consiglieri, compreso lui che ha comunque la parte del leone, e presidenti di commissioni. Per questi ultimi, Monica Donini (Sel) e Marco Lombardi (Pdl), si è scoperto che un giorno sono stati presi dall'auto blu a casa loro in provincia di Rimini e Cesena.
Il catalogo è stato presentato sotto forma di esposto ai carabinieri, da parte di Andrea Defranceschi, capogruppo grillino in viale Aldo Moro, che ha raccolto un dossier di oltre 100 pagine e si è presentato con il malloppo ai carabinieri di Vergato, sua città di residenza. Il risultato è un'indagine conoscitiva che finirà anch'essa nel corpus di documenti, fatture e ricevute che sino a oggi ha totalizzato la cifra di oltre 400 faldoni e che sta facendo tremare l'ente di Vasco Errani. Nell'esposto di Defranceschi si prendono di mira due tipologie di spostamenti: quelli di Ricchetti e quelli di alcuni consiglieri. Nel primo caso il presidente dell'assemblea aveva già dovuto giustificare quel viaggio da oltre 1.000 euro il 13 settembre 2011: «Ero stato a Roma dal presidente Napolitano e avevo poi deviato per un altro evento ad Ancona». L'evento in questione però era un incontro di partito, organizzato dal Pd comunale del capoluogo marchigiano. «È come se io andassi con l'auto blu ad un comizio di Grillo», tuona Defranceschi al Giornale, concedendo al presidente dell'assemblea di aver messo a dieta il parco macchine: con la presidente della penultima legislatura Monica Donini (Sel) infatti, l'assemblea aveva auto di proprietà e autista dipendente, mentre da Ricchetti in poi un'auto a nolo. «Però l'aver ridotto i costi non significa che tu possa fare quello che vuoi con quelle auto perché il regolamento dice che l'auto di servizio deve partire dalla sede della Regione e non dall'abitazione», incalza con il dossier in mano. Il «quello che vuoi» sono tutte quelle volte in cui Ricchetti si è fatto andare a prendere a casa dall'auto del consorzio Co.Se.Pu.Ri a Fiorano Modenese. «Io ne ho conteggiate almeno otto, ma la cosa vergognosa è che i consiglieri possono accedere anche ai rimborsi chilometrici forfettizzati. Dunque si paga due volte». Ma nel dossier ci sono anche quelle volte in cui l'auto blu è servita a Marco Monari, capogruppo Pd. Questa volta Monari ha rispettato la regola della partenza da viale Aldo Moro «ma, in molti casi, non è specificato dove sia stato con quell'auto». Defranceschi infatti ricorda che «a noi, i revisori dei conti fanno scrivere nel dettaglio ogni minimo spostamento, che qui manca. Spero che il dettaglio della destinazione sia da qualche altra parte». Già, ma dove? Magari nella cospicua dotazione di fatture che domani il partitone rosso in Regione dovrà consegnare alla Guardia di finanza.

Senza dimenticare che ora che il tema è aperto, non sarà difficile per le Fiamme gialle andare a scandagliare le spese più consistenti: quelle della giunta, ad esempio. Presidente e assessori di autisti dipendenti ne hanno 4 e spendono 700mila euro all'anno. Forse si potrebbero trovare cose interessanti anche in quel file.

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