Detenuto e bloccato a letto Tortura di Stato per Rizzoli

L'editore indagato è in carcere nell'ala dell'ospedale Pertini da oltre un mese. Ma le condizioni di salute sono incompatibili: senza fisioterapia la sclerosi avanza

Detenuto e bloccato a letto  Tortura di Stato per Rizzoli

Quando è arrivato a Rebibbia, il giorno di San Valentino, gli hanno sequestrato il bastone insieme a tutti gli oggetti personali. Solo che senza il bastone non può camminare. Frana sotto il suo stesso peso che non riesce a sostenere. Hanno provato con un deambulatore, ma lui non lo sa usare. La settimana scorsa, dopo un mese di stallo, la famiglia gli ha fatto avere un secondo bastone che però ha fatto la fine del primo: è a Rebibbia, in attesa di essere radiografato come impone la burocrazia carceraria.

È passato più di un mese dall'arresto e l'unica cosa che Angelo Rizzoli ha ottenuto è quella di essere detenuto in un reparto di ospedale, al Pertini, a tutti gli effetti una succursale di Rebibbia. La parola chiave di questo mistero doloroso è la compatibilità: nell'Italia delle carceri colabrodo, da cui si esce con una certa facilità specialmente se si ha sulle spalle una condanna pesantissima, le condizioni di salute di Angelo Rizzoli sono compatibili con il carcere. E quindi deve stare in cella, sia pure nell'enclave del Pertini. Lo sappiamo, permessi, sconti, indulti, semi-infermità abbreviano le pene degli assassini. Le accorciano. Talvolta, come per magia, le cancellano. Da Ferdinando Carretta a Ruggero Jucker e Pietro Maso la nostra storia è un susseguirsi di liberazioni anticipate e sorprendenti.
Ma se non sei stato condannato, insomma se sei in custodia cautelare e vale per te la famosa presunzione d'innocenza sancita, nientemeno, dalla Costituzione, e se poi sei pure malato, anzi malato grave, allora per te si mette male. Malissimo.
Angelo Rizzoli, un cognome che è un brand del made in Italy, un passato che riporta all'archeologia giudiziaria targata P2 e un presente come produttore per la tv, è stato ammanettato il 14 febbraio scorso per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale: avrebbe provocato, «con dolo e per il profitto personale», il fallimento di quattro società controllate.

L'accusa è seria e la sua consistenza verrà valutata in un processo, se ci si arriverà. Il punto è un altro. Angelo Rizzoli è, purtroppo, un catalogo di malattie. Aveva 18 anni quando il suo fisico fu aggredito da un male terribile: la sclerosi a placche.
Oggi che ne ha 70 è ancora vivo, ma il suo fisico è stato debilitato dalla patologia e da quel che la sclerosi si è portata dietro, come un corteo di sventure. Il diabete mellito, la cardiopatia con tanto di infarto, l'ipertensione arteriosa, la pancreatite, l'emiparesi al braccio destro. E non è finita. «I reni lavorano sempre meno - spiega preoccupata la moglie Melania De Nichilo, medico chirurgo, parlamentare uscente del Pdl, pure indagata nella stessa inchiesta - non ho potuto vederlo per venticinque giorni, poi l'ho incontrato due volte, l'ultima ieri, e l'ho trovato molto debilitato. I reni vanno di male in peggio. Siamo a un passo dalla dialisi».

In questa situazione ci si chiede perché non siano stati concessi a Rizzoli gli arresti domiciliari. Avrebbe potuto inquinare le prove in combutta con la moglie? Lei, Melania De Nichilo, aveva immediatamente dato la sua disponibilità ad interrompere per il momento ogni contatto con il consorte e a trasferirsi altrove. Niente da fare. Rizzoli resta al Pertini. La perizia disposta dal gip stabilisce che i malanni ci sono tutti, ma comunque il malato può stare in carcere. La consulenza di parte, affidata a un nefrologo del Gemelli, il professor Luigi Tazza, evidenzia invece il rischio di morte. Una via di mezzo evidentemente non c'è.

Lui sta nel suo letto in reparto: non cammina e non può farsi la doccia. A casa ha un bagno attrezzato, con la maniglia. Al Pertini no. «Non riesco - ha spiegato all'avvocato Angiolo Marroni e a Repubblica - rischio di cadere» e così viene lavato dagli infermieri in stanza. Umiliazioni. Immobilità. I giornali, che poi sono la sua vita, li vede come un miraggio: il personale, in questi tempi di austerity, è stato tagliato e non si trova un agente chi glieli possa portare. Quindi fa a meno di leggerli, per la prima volta nella sua vita. Ma questo è il meno quando il bollettino medico è un mezzo disastro.

«I medici e gli agenti penitenziari sono seri, ma purtroppo - lancia l'allarme Rizzoli - la sclerosi, senza il contrasto della fisioterapia, avanza più veloce». Non provare a fermarla è una tortura di Stato, sia pure perfettamente legale. Sabato Angelone verrà ascoltato dai Pm. Speriamo che subito dopo sia rimandato, finalmente, a casa.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica