«Deve essere un po' Hillary e un po' mamma all'italiana»

Cercasi vicepremier donna. Seriamente. Astenersi malelingue e propalatori di gossip. Per costruirne l'identikit bussiamo all'esperienza di Gavino Sanna (nel tondo) che di campagne elettorali se ne intende assai, avendone curate per Silvio Berlusconi, Renato Soru e Davide Cappellacci, tutti vincitori.
Che consigli darebbe a Berlusconi neo-ricandidato premier nella ricerca di un vice al femminile? Anzi, facciamo un passo indietro: suggerire un ticket misto è una buona mossa per la politica italiana?
«A me piacerebbe e sarei portato a crederci. Sarebbe interessante trovare da qualche parte una donna che potesse dare fiducia e sicurezza. Ed essere accettata in un Paese che si chiama Italia. Impresa difficile. Sto pensando a una figura ideale, che vada bene per gli italiani prima che per Berlusconi. Credo non serva né una mamma buona né una zia aggressiva. Ci vuole un mix».
Dove cercare questo numero due femminile?
«Intanto non mi piace chiamarla numero due. Dev'essere una sorta di ideale compagno di viaggio, una figura con le stesse qualità di un primo ministro. Se servisse solo per fare le tisane al premier conviene lasciar perdere. Faccio un esempio: Hillary Clinton quando e stata avversaria di Obama era molto aggressiva e determinata. Alla fine ha vinto Obama per altre ragioni. Ma poi Hillary è stata straordinaria, sta lavorando quasi meglio lei di Obama. Se trovassimo una persona con queste credenziali andrebbe bene. Non dovrebbe essere solo un fatto decorativo».
Serve un volto nuovo, una persona che provenga da mondi diversi dalla politica?
«È stato chiamato Monti per fare un certo tipo di lavoro. Non era un politico del pollaio di casa. L'importante è capire come vendere questo prodotto-persona».
Esattamente il suo campo. Il come e il dove s'individua questa figura costituisce già buona parte del messaggio.
«Esistono studi e ricerche di mercato. Si fanno i test. Non è che si pesca una bella faccia per strada. Per esempio, la nuova presidente della Rai, chi la conosceva? Però, si capisce la sfida: ha svolto bene il suo lavoro in Bankitalia, farà bene anche in Rai. Ecco: sceglierei tra persone che vogliono fare il bene dell'Italia. Una persona che vuole essere amica degli italiani. Le buone maniere di solito pagano».
Che cosa non paga?
«Non ho fiducia in donne che diventano uomini aggressivi e vogliono mostrare gli attributi che non hanno. Piacere a tutti è la parte più difficile delle scelte e dei comportamenti. Lasciando perdere per un attimo partiti e colori e chiudendo gli occhi, m'ispira una come la Finocchiaro, magistrato e di polso. Ma con l'idea che a casa sappia preparare una buona cena per una tavolata».
Le ministre Severino, Fornero e Cancellieri hanno un profilo austero. Berlusconi da che tipo di donna deve farsi affiancare?
«Non di quel tipo. Ho citato la Finocchiaro: affiancata alle ministre di Monti, vincerebbe a mani basse. Una vicepremier dev'essere scelta, accettata e votata. Non imposta. Perciò, ci dev'essere un pizzico di glamour in più».
È sicuro che il glamour gioverebbe?
«Non dobbiamo intenderlo come un fattore estetico, un'avvenenza cinematografica. Ma come un feeling con l'opinione pubblica. Siamo italiani e se ci trovassimo a dire “mamma mia quanto è brutta”, sarebbe già finita. Ma anche se fosse troppo bella diremmo “mamma mia a cosa serve?”».
La difficoltà maggiore è che questa donna dovrebbe condividere una responsabilità di governo e affiancare il Cavaliere senza farsi fagocitare.
«Per costruire un buon tandem serve una donna che sappia lasciare l'autorità al premier e allo stesso tempo trasmettere fiducia».
Equilibrio delicato.
«Inutile girarci intorno, stiamo parlando di Berlusconi, una persona sempre attorniata da belle donne. Reggere la vicinanza del Cavaliere è arduo per tutti. Per una donna ancora di più: spazi e credibilità sono tutti da conquistare.

Bisogna cercare un vicepremier quasi prescindendo da lui».
Quali caratteristiche deve avere?
«Dev'essere immediatamente riconoscibile come una persona per bene, in grado di esprimersi con un buon italiano e aver già dimostrato un grado di elevata professionalità».

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